giovedì 12 marzo 2015
Dopo una sequenza interminabile di incontri in tutti gli angoli d'Italia dovrebbe averci fatto l'abitudine: ogni volta centinaia di giovani che lo ascoltano, e poi insegnanti, genitori, sacerdoti, con l'inevitabile coda di dediche sui suoi romanzi. Ma Alessandro D'Avenia si stupisce sempre, perché non arriva con risposte pronte ma per un dialogo vero sulle grandi domande della vita. E il dubbio su quanti ancora vogliano condividerle inevitabilmente si riaffaccia sempre. Stasera a Cesena nuovo tutto esaurito (i 400 posti nell'aula Magna della Scuola di Psicologia, dalle 21, già "prenotati", altre aule collegate via video). Stavolta ad accoglierlo troverà anche la lettera di un gruppo di liceali di Bulgarnò, piccolo centro della campagna, che hanno preso il suo ultimo romanzo (Ciò che inferno non è) e i suoi protagonisti (il loro coetaneo Federico e don Pino Puglisi) come termine di confronto per incontri mensili sulla strada per diventare adulti. Sono loro stessi a definirla «una sorta di catechesi», spiegandola a D'Avenia in una lettera pubblicata oggi dal Corriere Cesenate e che sarà consegnata allo scrittore stasera dal direttore del settimanale diocesano Francesco Zanotti. «Quando i bambini che eravamo sono diventati gli adolescenti che siamo – scrivono i ragazzi – abbiamo capito di essere accomunati da una stessa sete di senso, che ci porta a domandare, a riflettere e pure a soffrire per il dramma della vita. Sentiamo il bisogno di un sacerdote, un professore, un adulto, qualcuno che ci dica che la nostra vita è grande e che sia per noi testimonianza d'amore». È la serata giusta, ragazzi.
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