venerdì 22 dicembre 2017
Un altro dei personaggi protagonisti di tanti canti della Chiarastella è la zingara indovina. Nelle raffigurazioni presepiali la sua immagine viene collocata quasi sempre vicino all'osteria o comunque in un luogo lontano dalla grotta. Figura di grande importanza e di grande valenza simbolica, viene descritta generalmente come una donna giovane, dalla pelle scura e con un neonato tra le braccia mentre annuncia profeticamente la fuga in Egitto di Maria con Giuseppe e Gesù Bambino. Questa immagine trova conferma in un antico canto siciliano, entrato nel repertorio dei cantastorie siciliani grazie ad una versione di fra' Pietro da Palermo stampata in Sicilia verso la fine del XVIII secolo. Nel canto si narra, infatti, l'incontro della zingara con la Madonna, il Bambino Gesù e san Giuseppe. La “zingaredda” predice la fuga in Egitto e offre ai tre “pillirini e poviri mischini” rifugio nella sua modesta dimora.
«Siti stanchi vuatri pillirini
nuzzinteddi e poviri mischini
aviti uni ripusari
trasiti signura nan ti scantari
Sugnu na carusa zingaredda
e macari ca sugnu puuredda
ccu cori ti offru casa mia
puru ca non è cosa ppi tia».
Paolo Toschi, nel suo importante volume, Le origini del teatro italiano, Einaudi, Torino, 1955, descrive questo genere di canti come Canzonette delle Zingarelle, confermandone la larga diffusione in tutta la Penisola. Si tratta di canti che descrivono l'incontro affettuoso di una zingarella con la Madonna che spesso si conclude con la predizione della passione e morte di Gesù Cristo, come questo canto salentino, raccolto da Irene Maria Malecore nel suo volume Magie di Japigia, Guida, Napoli,1997:
«Bona sera bella signora tutta piena di bona ventura
e tu Signora mia ai lu nome di Maria
E' na cosa de maravija bella la mamma e bellu lu fiju
ieni pregiudicatu alli chioi sarai 'nchiovatu
scaffeggiatu fele e citu beveratu
pe miraculu de Diu na mazza a manu ni fiuriu
zingarella mia ti taci vanne 'n pace vanne 'n pace».
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