venerdì 15 dicembre 2006
Le tradizioni sono il sale del nostro Paese ed alcune evocano saperi antichi. Come il vino cotto, che nelle Marche ha un sorta di sublimazione. Ogni anno in provincia di Macerata, nei locali dell"Abbadia di Fiastra, il Copagri organizza una degustazione dei migliori campioni di vino cotto, che è un prodotto realizzato nelle famiglie marchigiane da tempi immemorabili. Pare che risalga al tempo dell"antica Roma quando patrizi e imperatori lo bevevano a conclusione dei banchetti. Nelle campagne invece i contadini lo mescolavano all"acqua per dissetarsi e ritrovare energia durante il duro lavoro nei campi, oltre a considerarlo una sostanza utile per curare diversi malanni. Altro uso della tradizione era quello di massaggiarlo sulle gambe e sulle braccia dei neonati per renderle più forti. Per capirci il vino cotto è un po" come il Vin Santo e non va confuso col mosto cotto, che invece è una salsa da accompagnare a polenta, a carni bollite e anche a taluni pesci. Per la sua preparazione non si richiedono uve pregiate, anzi un tempo si mescolavano uve bianche e nere e il mosto veniva fatto bollire finché non raggiungeva la densità richiesta. Poi veniva fatto invecchiare nelle botti dove acquistava, col passare del tempo, aroma e vigore.Il vino cotto si ottiene dalla bollitura o dal fuoco diretto su un caldaio di rame contenente mosto d"uva, fatto poi fermentare. Famoso è ad esempio il vino cotto di Loro Piceno, dove ogni anno in estate si svolge una festa dedicata a questa amabile bevanda. Ma ogni paese, forse ogni casa, ha la sua ricetta. Ed è il vino dei momenti conviviali, molto secco, da accostare ai biscotti durante momenti di conversazione o "meditazione" come asseriva Veronelli. Ma attenzione, sotto le feste di fine anno ed anche nell"economia di un menu, terminare il pranzo con un prodotto ad alto valore alcolico può provocare disagio anziché benessere e diventa un surplus inutile. Per apprezzarlo è meglio assaggiarlo lontano dai pasti, ma sempre mangiando qualcosa, e a piccolissimi sorsi. Cosa ne pensa in proposito il nostro dietologo?
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