giovedì 15 gennaio 2015
Ieri (“Italia Oggi”, p. 9) titolone con esasperato interrogativo: «Ci mancava solo il Festival delle religioni, di tutte le religioni, nessuna esclusa, da insegnare a scuola. Anche quella del rev.do Jones?». Diego Gabutti ragiona indignato sull'opportunità di insegnare «la storia delle religioni, che è la storia del mondo intero» ed esplode la sua “molotov” di pensieri. Per lui infatti le religioni – tutte, nessuna esclusa! – sono sempre e solo roba «oscura» come «il califfato di Al Baghdadi e del suo Islam genocida» e «il tempio del popolo del rev. Jones», quello che nel 1978 portò al suicidio collettivo di «quasi mille adepti». Occuparsi di questo sarebbe folle, ma per lui ecco la cura immediata: nelle scuole bisognerebbe insegnare invece la «letteratura antireligiosa degli ultimi due o tre secoli… dalle opere di Voltaire» alle «vignette di Charlie Hebdo» insieme «oggi più indispensabili della conoscenza dell'inglese e della matematica». Dunque rifiuto dell'irrazionale, essenza di ogni religione, e poi l'«arma dell'umorismo sguaiato e irriducibile alla Charlie Hebdo» e dell'«ironia sottile ma spietata di Voltaire». Ci pensi, e a parte la ridicola riduzione di tutte le religioni al duo del «califfo» e del «rev. Jones» sei tu che trovi la proposta «sguaiata» e irriducibile a ogni buon senso. È tempo, questo, di pazzie libere anche in pagine seriose, ma questa pare difficilmente eguagliabile! Qualcuno evidentemente non sa che qualcosa di simile l'hanno pensata già nell'Urss di Lenin e Suslov, per esempio e nella Cambogia di Pol Pot? Non sa… Ma in redazione a “Italia Oggi” sanno, vero? Sanno eppure danno risalto a questa “pazza idea”: nessun richiamo a Patty Pravo, sebbene in pagina la… “pravità” della proposta risulti evidente. Quanto all'umorismo, poi, l'occasione è ghiotta, ma il riso è amaro.
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