sabato 25 aprile 2015
La speranza in Mali è qualcosa che si vede e si tocca, è una luce che illumina la notte, è "Feroba Yelen", "luce collettiva", invenzione di un architetto italiano. Un lampione portatile a energia solare che fa luce nei villaggi rurali, dove non c'è elettricità, e che, come una sorta di albero di luce, illumina le attività piuttosto che gli spazi. Perché in Mali a causa del caldo la vita scorre soprattutto quando cala il sole. Matteo Ferroni, perugino finito per caso in Africa, ha studiato le comunità rurali e l'importanza della notte nella loro vita quotidiana. Fino ad arrivare all'idea del lampione comunitario e poi alla sua produzione, tutta locale, con telai di vecchie biciclette, aste lunghe oltre 3 metri e lattine plasmate per diventare la testa della lampada. La ruota di bici lo rende leggero e mobile, trasportabile da donne e bambini. La luce facilita i lavori compiuti di notte, unisce le persone attorno ad attività o a cerimonie. E come per ogni aspetto della quotidianità anche la gestione della luce è collettiva. Il villaggio che ne fa richiesta riceve quattro lampioni, "amministrati" da un comitato in cui vi sono sempre una donna, un anziano, un giovane e un tecnico. Il comitato dà la luce a noleggio e il ricavato alimenta una cassa comune, utilizzata per finanziare microimprese. In poco meno di due anni più di 60 villaggi hanno avuto la loro "Foroba Yelen", risparmiando energia, mantenendo inalterato il senso culturale del tempo e dello spazio, creando nuovi posti di lavoro.
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