domenica 24 febbraio 2013
C'è una strada – scrive Pierluigi Battista sul Corriere della sera (domenica 17) – «per negoziare i valori etici» (quelli "non negoziabili") e, allo scopo, presenta subito una «guida», che suggerisce di disaggregarli in tre gruppi, graduandoli da meno a più (secondo lui) negoziabili per cominciare dai "più" e arrivare un po' alla volta ai "meno". Primo gruppo, «il valore della vita»: inutile parlarne. Secondo gruppo, «il tema del fine-vita»: sempre di vita si tratta, ma per Battista sarebbe «politicamente negoziabile». Basta, scrive, da parte laica «resistere alla tentazione eutanasica» e da parte cattolica «rispettare il principio della libera scelta degli individui» ed «evitare una manipolazione dei corpi delle persone non più in grado di decidere» (ciò che sarebbe avvenuto – è sottinteso – nutrendo e dissetando la povera Eluana). E qui la «Guida» conduce su una strada non percorribile, perché senza sbocco e per divieto di transito (in entrambi i significati di quest'ultima parola). Infine il terzo gruppo, con la funzione di grimaldello per cominciare a scardinare il sistema. È «il caso delle unioni tra gay: davvero si tratta di diritti di minoranze che non ledono minimamente l'integrità dei matrimoni eterosessuali maggioritari. Non è – scrive – una questione di valori, ma una questione di contratti», roba «da avvocati matrimonialisti», per la quale basta «una soluzione pragmatica e ragionevole», cioè «politica». Ma Battista trascura che oltre alle nozze è in ballo la famiglia che dovrebbe nascere da questa prassi. Quale famiglia? Lo spiega sul Corriere (il martedì successivo) Dacia Maraini, non meno "laica" di Battista: la famiglia sarebbe nata su «regole che non hanno niente a che vedere con la natura» (ma la Costituzione la definisce «società naturale») e che «comprendono in cima l'autorità maschile e poi sotto, via via, la partecipazione servile della madre e infine ultimi i figli». La rubrica in cui la Maraini scrive è intitolata «Il sale sulla coda» e forse le ha ricordato i tempi del vecchio film "Quando le donne avevano la coda". Conclusione: «Questa piramide, retta dal principio di autorità e di proprietà, è crollata» e quel crollo ha «creato una nuova morale»: la vera «normalità» è ora quella delle «nuove famiglie». Divorzi, aborti, separazioni, figli allo sbando, adultèri, droga, incesti, omosessualità, femminicidi…CHI È FALLIBILE«È credibile oggi un dogma come quello dell'infallibilità papale?» A proposito di Benedetto XVI, Vito Mancuso, teologo kunghiano di Repubblica (giovedì 14), giudica che «sia la stessa nozione di infallibilità a risultare oggi improponibile, quando le stesse scienze esatte si dichiarano consapevoli di presentare dati sempre sottoposti a possibile revisione». Dopo questo fallimentare paragone, il teologo aggiunge: «Viviamo in un'epoca in cui la stessa nozione teoretica di verità risulta poco credibile, tanto più se si tratta di verità assoluta, dogmatica indiscutibile […] Questa è un'epoca di "relativismo" e non è colpa di nessuno se le cose sono così». Davvero colpa di nessuno? O c'è forse qualcuno che, scambiando la teologia per una delle tante scienze e mescolandola con la filosofia e la misosofia (l'odio della saggezza), diffonde costantemente il dubbio, l'incredulità, il sospetto, l'incertezza e corrode la fede dei più deboli? È questo, piuttosto che quello sull'infallibilità papale, l'interrogativo da porsi come credenti.
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