mercoledì 29 maggio 2013
Due facce… “Repubblica” (26/5, p. 1 e rimando a p. 11) sulla beatificazione di don Pino Puglisi. Grande titolo: «Ottantamila applausi al sorriso antimafia». Bella l'evidenza di quel «sorriso» – vale anche per “Stampa” (p. 3) e “Fatto” (p. 14) – che Don Pino ha regalato al suo assassino, e che ha scavato nella coscienza di quello l'abisso che si dice l'abbia portato a pentimento e conversione. L'altra faccia? Non bello, anzi bruttissimo, stessa “Repubblica”, stessa pagina, l'altro titolo: «Per don Pino l'urlo di Wojtyla». «Urlo»? Un ammonimento forte, un grido! Due cose che a chi scrive paiono molto diverse. Chi “urla”, è in preda a una spinta che non domina, e invece quel “grido”, «Convertitevi!», scandito e seguito dall'annuncio del «Giudizio di Dio» era adeguato a chi gridava, alla circostanza e a chi lo ascoltava. Torniamo alla prima faccia. È un fatto, dunque: anche i preti sorridono, e non tutti sono detti ex professo “preti antimafia”. Terza faccia: sull'unghia dell'attualità, ma adattata alle proprie esclusive “misure”, c'è uno strano modo di scrivere del Papa. Ieri per esempio “Il Foglio” (p. 4: «Nobile semplicità») informa che sì, oggi il Papa «non canta (e) non ama la pompa, ma sa che Roma non è l'Argentina», e quindi si adatterebbe anche alle esigenze dei nostalgici del passato. E allora? “Libero” invece (p. 18, parola del “paziente”) assicura che l'altra domenica «L'esorcismo del Papa era vero», anche se si è detto di no. Curiosità lecite, ma tu annoti che quelle pagine non si parla mai delle omelie del mattino, a Santa Marta, spesso folgoranti per novità e solidità. Da quelle parti prevalgono le nostalgie…
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI