mercoledì 12 dicembre 2012
«Siamo realisti, riconosciamo che l'etica è soggettiva»! Stentoreo ieri ("La Stampa", p. 35) Paolo Flores d'Arcais con la sua nota "pacatezza" strillata, la stessa con cui domenica – p. 1 del "Fatto", numero esemplare per insulti indegni al Papa e a Dio nell'inserto detto satirico – schiaffeggiava intrepido il presidente Napolitano, D'Alema e Veltroni, rei di non pensarla del tutto come lui. Qui invece torna ai bersagli consueti, cioè ce l'ha con chi afferma che i principi morali hanno un «valore oggettivo». No! Solo convenzioni «create» da noi, che siamo «i signori del bene e del male». Dire perciò che Hitler è stato un criminale è solo «una convenzione», come quella che afferma che è stato un eroe. Francesco d'Assisi – testuale – e Adolf Hitler sono ambedue degni «allo stesso titolo» dell'homo sapiens. E perché questa tirata? Elementare: contro gli oscurantisti conservatori soprattutto cristiani e cattolici che per l'etica affermano una base realista, cioè oggettiva. E invece – ohibò! – questa è solo «soggettiva». Un "sapiente" estremo. Più in basso, sempre ieri, ce n'è un secondo. "L'Unità" (p. 16): lettera di uno che ogni giorno scrive a (quasi) tutti i giornali e sempre ce l'ha con Chiesa, preti e cattolici, e stavolta elogia «le istanze radicali». Il "postino" risponde con questo «augurio»: oggi «i radicali sono e saranno parte integrante concreta e significativa di uno schieramento ampio» dei «progressisti guidati da Bersani». Idea molto "soggettiva" – sarà contento anche Flores! – e smentita sempre dai "fatti": con la sola eccezione del 1974 l'alleanza coi radicali in politica ha sempre e solo portato a sconfitte. L'ultima volta – candidata Bonino, vero? – nel Lazio vinse la candidata opposta, pur priva della lista del suo partito. Gli estremi non pagano. Anzi: costano caro…
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