sabato 23 maggio 2009
Cinque piatti sulla tavola. Piatti colorati, piatti bianchi e azzurri, piatti con i fiori e posate, bicchieri. Presto ragazzi, è pronto. Ancora un minuto, mamma. Sei sempre in ritardo tu! Ma non così in fretta, vi fa male, mangiate lentamente. Che c'è da ridere? Dici sempre le stesse cose mamma. E voi non imparerete mai ad essere un po' più educati.
Io devo scappare, ho lezione d'inglese. Sì e tu dove vai? Ma... a giocare a pallone qui fuori. Mangio dopo la frutta. Solo una mezz'ora. Saluta papà. Ciao papà. Il più piccolo guarda la tv. Cinque piatti da lavare. Ma una sera qualcuno non ritorna. Dove sarà? Doveva ritornare oggi dalle vacanze. Alla porta i visi dei parenti sono impalliditi. Loro sanno. La madre non sente più partire la moto al mattino. Adesso anche lei sa. Quattro piatti colorati, piatti bianchi e azzurri. Oh, guarda uno si è rotto.
Lo so, siedi lo stesso, ora hai più posto per te. Quattro piatti alla sera sulla tavola, quattro bicchieri. Domani lascio la casa, sono grande, ho bisogno di libertà. Come, non stai bene qui? Devo andare. Quattro piatti da lavare e un altro anno se ne è andato.
È primavera, madre, ho bisogno d'aria, di respirare, di ridere, di cantare. Aspetta, che fretta c'è? Questa sera metto ancora tre piatti sulla tavola. Tre piatti colorati, tre bicchieri, uno è bagnato, sembrano lacrime. Ma non è acqua.
Lo so è il tuo tempo, non ti posso trattenere. La strada è grande, aperta, piena di luce. Solo due piatti sulla tavola, piatti bianchi, due forchette, due coltelli. Lei contava, erano così pochi che le sfuggivano dalle mani. Due bicchieri. Due silenzi, qualche sorriso per riempire lo spazio. Una memoria condivisa. Un sospiro.
Una sera la tavola le sembrò lunghissima. C'era un solo piatto da apparecchiare. Non sapeva se continuare a piangere fosse giusto per quella vita che per anni aveva avuto vicino e che era sparita una notte senza avvertire nessuno, un cammino finito, un gioco che non si sarebbe ripetuto al mattino. Cambiò il piatto per uno colorato, guardò i gerani rossi fuori della sua finestra e ancora una volta disse buongiorno alla vita.
C'era ancora tanto da fare accanto a lei, tanto da insegnare, tanto da imparare. C'erano mani che chiedevano, intelligenze che aspettavano, affetti che avevano bisogno di sostegno. C'erano richieste di sicurezza per le ore del giorno, per sapere cosa fare del tempo senza perderlo, senza conoscerlo. Incomprensioni e incapacità di parlarsi che non trovavano un luogo d'incontro, un po' di saggezza e di pace. Dove e come raccogliere quella serenità e quella gioia che restituisce pienezza alla vita. Incominciò a scrivere e si accorse di non essere più sola.
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