venerdì 13 marzo 2020
Abbiamo sciaguratamente diviso il sapere scientifico dal sapere umanistico, fino a codificare Le due culture (dal titolo del saggio di Charles P. Snow del 1959), ignorando che i linguaggi sono molteplici ma la cultura è una. La separazione tra cultura umanistica e cultura tecnico-scientifica è novità recente. Per secoli, poesia e scienza, pensiero filosofico e pensiero scientifico, cultura della mano e cultura del cervello non hanno conosciuto né rispettive autonomie né sostanziali differenze: dai Presocratici al Medioevo, dal Rinascimento all'età moderna, completo era ritenuto quel curriculum che contemplava e coniugava studi umanistici e studi scientifici. Oggi il richiamo a tornare a quell'unità originaria del sapere si fa urgente e conclamato: penso al Ritorno ai Presocratici di Karl Popper. A questo proposito gioverà ricordare l'insegnamento di Steve Jobs: «La tecnologia da sola non basta. È la tecnologia sposata con le arti liberali, sposata con le scienze umane, che produce i risultati che fanno cantare il nostro cuore»; e gioverà riflettere su quella formula geniale con cui Adof Loos definiva l'architetto: «Un muratore che sa il latino». Scienziati e tecnologi non rifletteranno mai abbastanza sul fatto che il loro titolo di PhD significa Philosophiae Doctor, "esperto di filosofia", vale a dire di un sapere integrale alimentato da pensieri lunghi.
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