sabato 14 giugno 2014
Ieri su Sette del Corsera (p. 14): «Una scena, un'immagine appena». Una bimba ha visto morire un merlo nell'urto con una vetrata e, tenendolo in mano, chiede piangendo al babbo, che le dice che il merlo è morto, «dove si finisce dopo la morte». Lui vorrebbe dirle «la sua verità, che alla fine della vita non c'è niente», ma non risponde: lei infatti è malata, «davvero vicina alla morte»; le strappa dalle mani l'uccellino e lo butta nell'immondizia. Lei «scappa via», lui «la guarda allontanarsi e si maledice per la sua razionalità e mancanza di fede. Stavolta avrebbe dovuto mentire, dire che chi muore diventa una stella luminosa che irradia la sua luce per sempre. Ma il suo amore è troppo grande per non essere sincero». In realtà, si racconta la trama di un film del quale il lettore deve indovinare il titolo, svelato poi a p. 122. Non ti incuriosisce la soluzione, ma ricordi che di recente una nonna carica di fede ti ha raccontato che il nipotino, 6 anni, ammalato di un tumore gravissimo, le ha detto queste parole: «Nonna, ma io non sono ancora pronto per morire!». E rincordi anche che per Teresa di Lisieux «I nostri nomi sono scritti nel Cielo». Bel confronto! E senza "maledire": né la ragione, né la fede.
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