giovedì 28 febbraio 2013
In questi giorni (e non solo in politica) è spesso evidente una contraddizione forte tra i media, ove parlano gli esperti, e la gente, che quando le si dà voce dice cose bellissime, affetto, stima, solidarietà verso il Papa e la Chiesa. Gli “esperti” invece suonano una musica non solo diversa, ma talora proprio vertiginosa… E così leggi politologi illustri che affermano tranquilli che “mai” la Chiesa è stata in crisi come oggi. Se conoscessero anche solo un po' di storia sarebbero rossi, di vergogna… Ieri mattina per esempio su Raiuno, in preparazione alla trasmissione dell'ultima Udienza generale di Benedetto, 4 o 5 esperti di varia natura, ma tutto il discorso – siamo buoni: quasi tutto – è stato con l'accento fisso su “pedofilia” e “Vatileaks”. Ma tu poi vedi la piazza, i sorrisi, le lacrime, l'affetto, la solidarietà, e poi senti la “sua” voce che ricorda a tutti che la Chiesa non è sua, ma del Signore, sempre presente anche quando pare dormire sulla barca nella tempesta. Si offendono, certi esperti, se si dice che spesso parlano e scrivono a ripetizione di cose ignorate. È bastato che si parlasse una volta di «Relationem», che è accusativo, ed è stata una pioggia ripetuta di errori, anche ieri (“Foglio”, p. 1) invece che «Relatio». Per fortuna, però, capita che – stessa trasmissione di Raiuno di ieri – Giulio Anselmi ricordi – un po' crudele, ma giustamente – che dopo il discorso di apertura del Conclave (18 aprile 2005) in cui parlò di «sporcizia nella Chiesa» qualche esperto affermò, la mattina seguente, che egli si era «autoescluso» dalla possibilità di essere eletto. Ebbene: «Diventò Papa»! E il primo giorno. Vatti a fidare!
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