mercoledì 21 luglio 2004
Anna assetta rapidamente le ginestre arruffate e ne lascia metà sopra un tavolino dove teniamo di solito i libri di lettura. Ho l'impressione che tutta la stanza sia trasfigurata, che la vita quotidiana sia trasformata e che l'Anna sia una improvvisa apparizione della gioventù eterna che sia venuta a portarmi una meravigliosa ambasciata dell'eterna natura. Papini è ormai quasi cieco e la sua esistenza è variamente amareggiata, anche da un ruvido carattere personale. Eppure quando nella sua stanza viene portato un fascio di ginestre, egli sente che tutto si trasfigura e acquista una diversa tonalità, un respiro di vita. Questo episodio curioso è narrato nel libro dal titolo significativo La felicità dell'infelice. Basta poco, un fiore e una giovane donna, a «portare una meravigliosa ambasciata dell'eterna natura». Anche una casa tetra e una vicenda intima oscura possono essere illuminate dai colori dei fiori, segno di una creazione che parla del Creatore, immagine della trascendenza che supera i nostri mali. La battuta commerciale "Ditelo coi fiori" fu inventata da un certo Patrick O' Keefe per la Society of American Florists (Say it with flowers!). Pur nella sua banalità, essa contiene una verità. Ci sono nella vita piccoli segni che riescono ad esprimere ciò che non riusciamo a dire con le parole. Un fiore ha una forza di comunicazione intensa, come lo hanno tante cose modeste, capaci di trasmettere il fremito interiore ora dell'amore, ora della nostalgia, ora della tristezza, ora della gioia. Non perdiamo questa delicatezza nei gesti, non rifiutiamo il brivido della poesia, non ignoriamo il fascino della bellezza, non spegniamo il sussulto dell'amore.
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