mercoledì 19 luglio 2017
«Chi critica aspramente gli extracomunitari sappia che proprio uno di loro mi ha ritrovato il borsello, che avevo accidentalmente smarrito, con tutto dentro (ma proprio tutto, compresi pochi spiccioli) lasciandolo poi ai carabinieri». Francesco Gioffré è un giovane studente con la passione per il giornalismo che vive a Soverato, perla turistica dello Jonio catanzarese che in passato, quando gli sbarchi non erano organizzati e i migranti arrivavano in barconi di fortuna e non in navi della Marina militare o delle organizzazioni non governative, è stato più volte terra promessa e d'approdo. Ai profughi curdi giunti nella vicina Badolato nel 1997 a bordo della carretta del mare "Ararat" è dedicato il mediometraggio Il volo di Wim Wenders. L'opera, tra l'altro primo film-fiction girato in 3D, fu patrocinata dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
Francesco trasforma la sua storia in un pezzo di cronaca, raccontandolo sul proprio profilo Facebook, contento d'avere ritrovato il borsello smarrito di ritorno dalla spiaggia ma soprattutto felice di potere raccontare un altro volto, bello, della quotidianità dei numerosi migranti che vivono nelle nostre città. «Fortunatamente, non ho perso nulla, ringraziando il cielo che mi ha mandato questo ragazzo che non finirò mai di ringraziare», aggiunge il giovane calabrese sigillando il post con una domanda che accomuna e fa riflettere: «Non so se altri, al pari di questo ragazzo senegalese, avrebbero fatto altrettanto».
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