martedì 21 maggio 2019
Piccolo pro-memoria, stile bignamino (o "bigino" o "cirannino": così si ricomprendono geograficamente tutte le appartenenze studentesche), per elettori distratti o dimentichi o ignari, in vista delle urne europee di domenica prossima. Un "aiutino" quasi da scolari pigri, quello che si propone in poche righe, per ricordare che cosa è stata l'Europa durante i sette secoli precedenti agli ultimi 70 anni. Una ripassata veloce di storia, per forza di cose sommaria e di sicuro approssimativa (ci scusino gli storici seri), partendo dal 1300, quando ancora il nostro Continente viveva quello che Johan Huizinga definì, giusto cento anno fa, L'autunno del Medioevo.
Poco dopo l'avvio del XIV secolo si apriva infatti una serie ininterrotta di lotte tra nazioni appena costituite o desiderose di formarsi come tali, di volta in volta coadiuvate o contrastate da una costellazione di piccole o medie potenze locali. Dagli anni 30 del '300 fino alla metà del secolo successivo imperversò la Guerra dei Cent'anni, protagonisti principali Francia e Inghilterra, le quali a varie riprese si giovarono di alleati che andavano dal Portogallo alla Polonia. Tra l'altro, oltre agli innumerevoli morti sul terreno, la fase iniziale di quel conflitto coincise con l'immane catastrofe della "peste nera", che da sola
ridusse di un buon terzo la popolazione del Continente.
Quella dei Cent'anni lasciò in eredità altre code belliche, in apparenza circoscritte a singoli territori, come la britannica Guerra delle due Rose fra York e Lancaster. Ma pose anche le premesse per le Guerre d'Italia, che tra la fine del '400 e la metà del secolo successivo fecero della Penisola un terreno di conquista e di lotte furibonde per l'egemonia tra francesi, Asburgo-imperiali e spagnoli, con le Signorie di casa nostra impegnatissime a favorire ora l'uno ora l'altro dei contendenti.
Sorvolando sugli scontri locali, ma certo non incruenti, innescati dalle varie guerre di religione nella parte centrale e finale del '500, arriviamo all'inizio del XVII secolo, con quella perfetta anticipazione delle future stragi "globali" intra-europee che fu la Guerra dei Trent'anni (1618-1648). Si trattò di una serie interminabile di battaglie, con brevi tregue, causa di stragi diffuse a danno di popolazioni civili, devastazioni di città e villaggi, accompagnate da carestie e pestilenze. Anche in questo caso seguirono, alla pace di Vestfalia, strascichi sanguinosi: le principali vanno sotto il nome di guerra franco-spagnola, franco-olandese e di "devoluzione".
Esauriti ormai i pretesti religiosi dei due secoli precedenti, il '700 apre la lunga serie dei conflitti detti "di successione", con i regnanti di diversi Paesi impegnati a combattersi per allargare le rispettive aree di dominio diretto o di influenza: si contano così la guerra di successione spagnola, polacca e austriaca, tutte ben "affollate" quanto a partecipanti, compresa la new entry della Russia zarista. A coronamento della serie, fra il 1756 e il 1763, ecco la più celebre Guerra dei Sette anni, primo conflitto della storia che coinvolse i possedimenti coloniali di tutte le maggiori potenze.
Avvicinandoci all'età contemporanea, servono meno parole per ricordare i continui conflitti ottocenteschi, aperti dalle guerre napoleoniche e conclusi solo nel 1870 con la battaglia di Sedan. Infine, dopo la pausa della belle époque, le orribili stragi del "secolo breve". Che a parole tutti ripudiano e condannano. In troppi però dimenticano che, per sventare ritorni al passato, abbiamo un solo strumento da valorizzare e difendere: questa Europa per la quale si comincerà a votare dopodomani. Ci pensino bene gli elettori vogliosi di menare le mani.
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