martedì 30 luglio 2019
Consigli non richiesti di lettura estiva (o di rilettura, in caso di pregressa conoscenza) per Ursula Gertrud Von der Leyen, incoronata "Lady Europa" due settimane fa al Parlamento di Strasburgo. Un via libera per pochi voti, come si sa, ma sufficiente a legittimare politicamente la nuova presidente della Commissione Ue. I consigli che seguono sono offerti in tutta umiltà e senza alcuna supponenza, in nome della passione europea professata dall'ex ministro della declinante Angela Merkel. Passione da lei riaffermata con fierezza e apprezzabili spunti autobiografici (il ricordo del padre, le esortazioni "a fare" dei suoi sette figli) nel discorso dopo l'elezione.
Il primo suggerimento riguarda un illustre pensatore suo conterraneo, Hans-Georg Gadamer, e uno dei suoi volumi più famosi, "l'Eredità dell'Europa", sintesi mirabile di decenni di riflessione sviluppata dal filosofo di Marburgo sul significato dell'idea europea. Perché se di una cosa c'è bisogno oggi per rilanciare il progetto di una Unione «tra Riga e Limassol e tra Atene e Lisbona» (citazione da VdL), è proprio il ridare un "senso" a questa impresa, che valga per le generazioni e per le aree sociali non più capaci, o non più desiderose, di apprezzarla. E il "senso" è qualcosa di molto più decisivo della convenienza.
Accanto a Gadamer, potrà forse risultare fecondo per "mamma Ursula" l'approccio al pensiero sull'Europa di un altro "grande vecchio" della cultura continentale, anch'egli tedesco: Jürgen Habermas, ormai novantenne ma sempre molto attivo. Forte dei suoi lunghi studi sul nesso fra comunicazione, agire sociale e formazione dell'opinione pubblica (la sua opera fondamentale in materia, "Teoria dell'agire comunicativo", è del 1981), l'ultimo grande rappresentante della Scuola di Francoforte lancia da tempo strali critici acuminati contro l'attuale assetto del governo europeo. Otto anni fa, in piena crisi finanziaria mondiale, ha pubblicato una specie di j'accuse (titolo eloquente: "Questa Europa non ci piace") contro un certo modo di guidare l'Unione, causa certa del rinascere dei nazionalismi. È stato facile profeta.
Da ultimo, nel 2017, Habermas ha dato alle stampe il saggio "Una Costituzione per l'Europa?", nel quale riapre il dibattito sulla possibile riforma delle istituzioni e delle regole di funzionamento di Bruxelles. Nel suo discorso all'Europarlamento, la presidente della Commissione Ue ha espresso la volontà di far svolgere ai cittadini europei «un ruolo attivo e determinante nella costruzione del futuro della nostra Unione», lanciando l'idea di una Conferenza di durata biennale che li consulti a fondo. Varrà la pena ascoltare anche Habermas, che ancora a gennaio scorso ammoniva: «Mia cara Europa riprenditi l'anima o morirai populista».
L'ultima sommessa proposta per Lady Europa riguarda stavolta un grande nome della cultura francese, ma in realtà di caratura universale: il parigino e a sua volta quasi centenario Edgar Morin (cognome d'origine Nahoum), europeo già nel DNA in quanto di famiglia ebrea di origini livornesi e con padre greco di Salonicco. Nella sua sterminata e pluridisciplinare bibliografia, che gli vale il riconoscimento di massimo teorico della complessità, si possono segnalare due titoli: "Pensare l'Europa" del 1987 e "La nostra Europa" del 2013, scritta in italiano con Mauro Ceruti. Nel primo emerge tra l'altro l'idea di un Continente basato sull'Unitas multiplex, capace quindi di unire senza mortificare la sua multiformità umana e culturale. Nel secondo si afferma la necessità di un nuovo "umanesimo europeo", capace di aprirsi al mondo in nome della propria identità storica, ma senza più pretese di dominio o egemonia. Buona lettura, presidente!
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