domenica 30 novembre 2008
Ieri ("Unità", p. 37) replica secca al tentativo " qui, giovedì " di mostrare perché il dialogo tra religioni diverse, incompatibili reciprocamente " non si può essere cristiani e musulmani " deve essere di natura culturale e sociale, ove trova basi comuni. Ma lo dice Benedetto XVI, e concorda il senatore Marcello Pera, e allora Gravagnuolo è ruvido e sprezzante: per "Papa Ratzinger la fede (è) coatta e senza dialogo"! L'ultimo giapponese? No. Anche dopo l'atomica del 1989 "compagnia" nutrita di quanti resistono nel fortino del rifiuto cieco " col buio aggravato dal lampo dell'esplosione " di ciò che sa di fede cristiana e di ogni considerazione che è anche " Nb: anche! " storia, cultura, arte ecc. Se, come lamenta "Europa" (28/11, p. 7) «la destra corteggia i cattolici», che se sono seri non ci cascano, è vero quanto scritto subito dopo: «Colpisce che la componente più ragionevole della sinistra (leggi Pd) non comprenda quanta importanza abbia per il suo futuro la presenza del fermento religioso cristiano». Non si comprende, e finché gli ideologi sono solo questi, non si vuole comprendere! E lo si vede ogni giorno: unico bersaglio " ben oltre quello logico che è l'avversario politico " restano Chiesa, Papa, vescovi e cattolici che osano dire la loro: «vogliono imporre la fede» (cfr. Furio Colombo di ieri) e una «fede coatta e senza dialogo». Vedi venerdì (p. 43: "Ma quanto fanno ridere le religioni"!) l'accusa allegra: cristiani «bigotti e facinorosi della fede»! Ha ragione "Europa": questa "incomprensione" colpisce davvero. Concretamente un vero suicidio: certamente ideale, ma anche politico.
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