venerdì 7 febbraio 2014
Ugo era una specie di genietto. Con quattro fili ed una cuffia ci faceva ascoltare la radio galena, usando un albero per antenna. La sua casetta era colma degli strumenti elettrici più svariati , con i quali intercettava di tutto. Restò presto solo, i genitori morirono e il fratello si sposò. Ora era un giovanotto, tutto elettronico, s'incupì e si isolò sempre di più. La notte usciva e percorreva decine di chilometri a piedi, lungo strade provinciali dal traffico ininterrotto. Pare fosse diventato schizofrenico, un labirinto dal quale non uscì più. Durante uno di questi viaggi della disperazione in piena notte, venne fermato dalle forze dell'ordine. Gli vennero accollati tutti i delitti possibili e immaginabili commessi negli ultimi tempi e rimasti senza attribuzione. Ugo accettò tutto e si caricò delle colpe di ogni cosa. Fortuna che un prete ficcanaso, di quelli che non si fanno i fatti loro, capì, intervenne e sanò il grottesco nodo gordiano. Ugo si salvò ma la sua frattura dalla vita si era consumata. Si costruì una sedia elettrica ma la corrente non bastò a ucciderlo, allora si finì con un grosso coltello da cucina. Lo ricordo, quando un giorno di Natale, da bimbi, ci lanciavamo le palle di neve, cantando: «Tu scendi dalle stelle...» a squarciagola.
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