martedì 11 novembre 2008
Il pregiudizio ubriaca, mette in discussione l'onestà professionale e porta crolli di lucidità e brutte figure. Gli è capitato altre volte, ma ora Corrado Augias ("Repubblica", 8/11, p. 28) coglie al volo una lettera che parla di Ernesto Buonaiuti per una precisa accusa sul solito bersaglio: «Pio XII gli inflisse la scomunica "ad vitandum", proibendo così ai cattolici di avvicinarlo». Due cose: La prima e principale è che la scomunica a Buonaiuti è del 25 gennaio 1925: Eugenio Pacelli allora era a nunzio a Berlino, con la vicenda non ebbe alcun rapporto, e fu Papa solo 14 anni dopo. La seconda è che «il povero don Ernesto» " così lo chiamava in pubblico Papa Giovanni ancora il 12 settembre 1960, con affettuosa amicizia " fu davvero personaggio complesso. E allora? Allora l'accecamento maniacale porta calunnia vera e grossolanità antiprofessionale. Sempre su Pio XII annoti e capisci il pregiudizio che porta un collega esperto come Fulvio Fania, su "Liberazione" (9/11, p. 8) a iniziare allegro così: «La sacra telenovela di Pio XII manda in onda una puntata ogni giorno». Fania sa che la vera "telenovela" è quella di Pio XII antiebraico, invenzione del nostalgico Rolf Hochhuth spinto dalle centrali dell'Urss nel 1963, e soprattutto che gli ebrei del tempo delle persecuzioni " in testa l'allora rabbino capo di Roma Israel Zolli " la pensarono all'opposto, ma lui deve, per mestiere" Non capisci però l'accanimento di pur stimabili persone che, sempre in ritardo, dal 1963 ad oggi, ma senza alcuna prova, dicono che Pio XII non fece cose che avrebbe potuto fare, e che non avrebbero peggiorato le sorti degli stessi perseguitati.
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