venerdì 15 maggio 2015
Effetto collaterale imprevisto – ma tutt'altro che negativo – per la versione latina dei tweet del Papa: servono anche come esercizio di ripasso per studenti e appassionati. È dal 17 gennaio 2013 che la versione latina del profilo @pontifex, lanciato da Benedetto XVI e ora usato da Francesco, si è aggiunta a quelle italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola, portoghese, polacca e araba. A seguire regolarmente i brevi messaggi pontifici nella lingua di Cicerone sono quasi trecentocinquantamila follower; a tracciare il loro profilo è monsignor Daniel Gallagher, latinista presso l'Ufficio per le lettere latine della Segreteria di Stato vaticana e curatore del profilo Twitter in latino del Papa: «Da un'analisi che abbiamo fatto, è emerso che alcuni consultano i tweet in latino per divertimento. Ma il più delle volte i follower sono gli studenti che li utilizzano come forma di esercizio. È anche un modo per attivare un vocabolario un po' più moderno». La stessa introduzione della lingua latina è figlia di una richiesta “dal basso”: inizialmente «il latino non era contemplato tra le traduzioni – osserva Gallagher –. Poi ricevemmo parecchie lettere nelle quali molti latinisti ci chiedevano di inserirlo». Così è stato. «Il Papa sceglie dalle omelie alcune frasi chiave, simboliche» e a quel punto le varie sezioni linguistiche della Segreteria di Stato si occupano della traduzione. «Nel mio caso – spiega Gallagher – risalgo ai classici per rendere la frase. Sono certamente bellissime le opere di Cicerone e di Virgilio, ma dobbiamo anche rendere la lingua più contemporanea».
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