sabato 25 giugno 2005
Dicono che tutto è relativo, ma con sicurezza assoluta. E magari non credono in Dio, ma sanno benissimo com'è, e come la pensa. Ieri sulla "Stampa" c'è Gianni Vattimo, sicurissimo: "Gesù Cristo sarebbe fuggito con orrore". Da dove e da chi? Elementare: dal Vaticano e dai "principi della Chiesa di oggi", insomma dal "cristianesimo che passa oggi l'allegro convento italiano". Lui conclude che "i suoi pretesi vicari" - di Gesù Cristo, ovvio - sono inutili. E' così: il filosofo Vattimo si sente l'unico vicario utile. Lui Gesù Cristo se l'è messo in tasca, e decide per lui. C'è solo da prenderne atto. Ma sul "Corsera" si sale di un gradino. Sempre ieri, Giulio Giorello si mette in tasca Dio stesso: "Per il filosofo laico anche Dio è relativista". Sentito da Pierluigi Panza, lui racconta un suo libro - titolo: "Di nessuna chiesa" - che "critica le tesi di Benedetto XVI e di Marcello Pera". I due, alla pari per lui, sono "assolutisti", e lui "in nome dell'Illuminismo" ricorda che "nella storia umana i disastri sono sempre stati provocati dagli assolutismi". Di qui la sicurezza: "Dio è relativista"! Che dire? Un paio di cose. La prima è che l'Illuminismo non sempre è stato relativista, e qualche assolutismo, magari con la ghigliottina, lo ha predicato e praticato. La seconda è che a dirla proprio tutta Dio, almeno quello cui ci si riferisce di solito dalle nostre parti, non pare molto "relativista": "Io sono il Signore, Dio tuo! Non avrai altro Dio contrapposto a me!" Pensava di poterselo permettere, essendo Dio e non scrivendo sui giornali. Anche se così, suo malgrado, si trova ad essere d'accordo con Benedetto XVI e con Marcello Pera? Sì"
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