mercoledì 8 aprile 2020

Il Vangelo della liturgia odierna, mercoledì della Settimana santa, ci riporta un evento estremamente riprovevole: il fatto che Gesù sia stato venduto per trenta denari. Mi sono domandato, in un’interpretazione attualizzante, se Cristo oggi non si incarni principalmente nell’umanità sofferente per il Covid-19, che sappiamo bene essere costituita in massima parte da anziani e persone che già soffrono di varie patologie. Se ammettiamo questo, non dobbiamo aver paura a continuare l’analogia, certo terrificante: anche adesso il Cristo, l’umanità sofferente, continua a essere venduta per pochi denari. Nonostante tutti gli sforzi che sono messi in atto in Italia come altrove, sono le persone più deboli che rischiano di più. E laddove vanno fatte delle scelte (certo sempre oculate), non ci si preoccupa necessariamente delle persone più deboli.
Non sono né politico né medico, quindi non possono intendermi di quasi nulla di quel che sta succedendo, eppure non posso esimermi dal pensare che il Cristo, venduto per pochi denari, è oggi incarnato in quell’umanità che non riscuote più il plauso del mondo. Esattamente come la storia di Gesù, venduto per poco. In fondo, la storia non solo si ripete, ma spesso si aggrava proprio nel male. Forse il progresso morale nel quale crediamo non si rivela poi tale alla prova dei fatti. Anche Cristo non serviva più né agli uni né agli altri, anzi disturbava per la sua presenza. Tanta umanità, anche oggi, disturba con la propria presenza, perché poveri, già malati, magari un poco inconcludenti.
Se quello che scrivo fosse vero anche solo in parte (ma spero davvero di sbagliarmi), sarebbe già sufficiente per mostrare quanto il paradigma del Vangelo sia vero della verità propria della semplice realtà storica. Il Cristo continua quindi a essere venduto, nella mentalità della convenienza, del profitto, o della semplice relazione costo-ricavo. In queste settimane, quante volte, davvero, ho sentito dire che erano solo gli anziani a partire. E pur non essendo esattamente così, è vero anche che sono gli anziani a partire e a lasciarci più facilmente. Quel “ma sono gli anziani che muoiono” rischia di essere la nuova divisa di una purificazione basata su distinguo umani. Come dire che un essere umano vale più di un altro.
Se siamo ancora a questo livello, tanto vale dire che a oltre mezzo secolo dalla Seconda guerra mondiale l’umanità non si è mossa molto, moralmente parlando. Che ci siano autentici motivi pratici lo si può anche intuire e magari accettare, ma che un simile pensiero divenga rassicurante, questo no, non lo si può nemmeno minimamente concepire. Per capirlo, è semplice: basta riprendere le ragioni che conducevano a sterminare gli ebrei – e insieme con loro tanti altri -, ragioni che per alcuni erano validissime. Oggi noi le guardiamo inorriditi, ma quelle stesse ragioni possono subdolamente diventare le nostre, oggi all’epoca del Covid-19. Spero davvero di sbagliarmi e lo scrivo con sincerità, ma la storia dei trenta denari risuona ancora nel teatro tragico dell’umanità.

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