sabato 10 marzo 2012
Ieri tre soddisfazioni. Tornando dall'edicola vedo due persone in dialogo, una inconfondibile: Gianni Rivera. Gli tendo la mano e sorrido: «Auguri e grazie per il 4 a 3!» (Messico, 1970). La stringe, sorride anche lui; me ne vado. Seconda soddisfazione: "Il Fatto", prima pagina in alto con approvazione: "Il ministro Riccardi: un certo modo di far politica fa 'schifo'". Raro per Malpelo essere d'accordo col "Fatto". Leggo che qualcuno chiede «dimissioni» del ministro: tanta coda di paglia. E qualcuno, ieri, l'ha seriamente tagliata via. Terza soddisfazione, complessa: ("Unità", p. 25: "Il diritto di Lucio Dalla è stato violato". Delia Vaccarello protesta e scrive: «Bisognerebbe semplicemente tacere». Giusto, ma era giusto dare l'indirizzo, alla protesta: tutti quelli che hanno strillato in tv e sui giornali contro "l'ipocrisia" del defunto e della Chiesa, e – ritorno alla normalità – col "Fatto" (7/3, p. 18: "La Chiesa e Dalla: il muro abbattuto") ove col solito registro si accusa Stato, Parlamento e ovviamente «Il Vaticano» perché a causa del «catechismo ratzingeriano» in Italia non c'è ancora una legge che senza distinzione alcuna proclami «matrimonio» una «coppia omo». E perché non anche un tris? O una comunità di vita comune, anche una "religiosa": fraternità, amicizia, solidarietà e convivenza? Con tutti i diritti! Altro sarebbe, e dovrebbe essere, parlare di "coppie di fatto", realtà ben diversa dal "matrimonio", e vedere di regolamentare certi rapporti con nuove e diverse norme civili. A proposito di "diritti" sbandierati, vale la pena di ricordare che la Dichiarazione universale dei Diritti dell'uomo, dal 10 dicembre 1948 all'articolo 16 ha parole precise: «Uomini e donne… hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia…». Uomini e donne! È diverso da: uomini e uomini, donne e donne? Sì.
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