martedì 4 aprile 2017
Riso e sorriso. Sul “Fatto” (1/4, p.18) Furio Colombo: «Ridono, dicono che fa bene. Ma che cosa c'è da ridere?». Guardando il mondo ha ragione, e viene in mente che anche Paolo VI a chi gli faceva notare che non rideva mai una volta replicò con la stessa domanda. Eppure è noto che almeno qualche volta anche lui sorrideva con gusto: per esempio quando ricevendo i vescovi italiani chiedeva: «C'è Cè?», alludendo all'ausiliare di Bologna Marco Cè, futuro patriarca di Venezia. Qualcuno ha anche scritto che Gesù non rideva mai. Sarebbe interessante conoscere gli argomenti di una simile tesi... Chissà? Certo ha pianto – Vangelo di domenica – e ha sorriso vedendo Lazzaro uscito dalla tomba o quando ha detto: «Lasciate che i bambini vengano da me». Riso e sorriso... A proposito domenica sul “Corsera” (p. 1) sotto al titolo «Guitto o genio? Il buffo caso del dottor Totò» Aldo Grasso ricorda il 50° della morte di quel grande attore, comico e anche malinconico, come sempre accade. E mi torna in mente che tanti anni orsono all'ospedale San Camillo mi trovai accanto al regista Mario Mattoli nei suoi ultimi giorni di vita: aveva diretto moltissimi film di Totò, e mi disse che una delle sue principali caratteristiche era che comunque inventava di continuo battute e mosse, rivelando una creatività geniale e anche una sorta di ingestibilità prestabilita che produceva dal nulla e sempre la trovata efficace. Ma forse non faceva solo sorridere, Totò, e continua a farlo. Ecco infatti (“L'Espresso” in edicola, 2/4, pp. 78-79): «Inquietante Totò». Tante domande. Per l'autore, Emiliano Morreale, «Totò fa ormai parte dell'arredamento domestico degli italiani». Ci pensi e ricordi anche che una delle sue fisse in vita è stato un pensiero che ci teneva a ripetere a tutti fino alla fine: «Sono cattolico, apostolico, e romano». Un bel sorriso!
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