venerdì 6 marzo 2009
Sul "Riformista" spiegata in tre mosse la crisi in Vaticano. Ieri (p. 9) quella finale: colpa delle «Conferenze episcopali che spingono per influenzare le decisioni del Papa»! Alla cornice segue il «quadro», che inizia dall'ex S. Offizio: «Fino alla riforma messa in campo (sic!) da Paolo VI» era «la Suprema, comandata direttamente dal Pontefice, colui che quando afferma una dottrina o un dogma gode del principio dell'infallibilità». E tutto filava. Dubbio: ma davvero il Papa è infallibile ogni volta che «afferma una dottrina»? Sarebbe una «riforma» della fede cattolica. Troppo! Trovi poi giudizi come spari, su cardinali definiti «non fulmini di guerra», ma il clou è sul cardinale Re, capo della Congregazione che nomina i vescovi. Ecco: nominato da papa Wojtyla nel 1989 «adottò inizialmente una politica filowojtyliana». Davvero? Sì, perché " rivelazione! " allora c'era un «contropotere», quello di Sodano, segretario di Stato, che era «antiwojtyliano». E così il cardinale Re si schierò col Papa: «mise in campo una politica di nomine filo papale, in sintonia perfetta con Stanislaw Dziwisz e col cardinale Ruini». Re, dunque, col Papa e contro Sodano, ma solo allora. Oggi non più, perché «qualcosa è cambiato», e adesso lui, «prefetto dei vescovi», non sta più col Papa, ma «ascolta le Conferenze episcopali» e «il gioco è fatto». Elementare: perciò tutto a catafascio: nomine e contronomine, scomuniche e contro scomuniche. Forse che l'autore sia più semplicemente deluso da qualche mancata nomina recente? Segue l'ultima profezia: «A breve il Papa correrà ai ripari». Che dire? Un detto antico: «Calzolaio, non oltre la scarpa!». Qui si arriva al cappello. Forse è troppo.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI