venerdì 17 ottobre 2003
Come puoi cercare ciò che non hai perso e ciò che non conosci per nulla? Se l'anima cerca Dio, è perché lo conosce. Era nato in Russia nel 1866, ma visse la sua esperienza mistica nella cornice affascinante dei monasteri del monte Athos in Grecia ove morì nel 1938. Per questo fu chiamato Silvano dell'Athos e la Chiesa ortodossa lo commemora come santo il 24 settembre. Abbiamo scelto una sua frase di taglio agostiniano sul tema della ricerca di Dio: quel fremito che talora affiora anche nelle persone più aliene da temi religiosi, quel desiderio represso in molti cuori e persino quella negazione veemente proclamata da altri sono segni impliciti di una conoscenza, di una presenza, di un'attesa di Dio. E non di rado accade che lo stesso credente scopra lineamenti del Dio in cui crede proprio attraverso la testimonianza di chi lo nega. Noi, però, vorremmo prendere spunto dalle parole di Silvano per evocare una classificazione che è stata definita dal grande filosofo e scienziato credente Pascal (1623-1669) nei suoi Pensieri. Su queste sue parole bisognerebbe meditare perché ben raffigurano tre stati d'animo che spesso s'incontrano durante la nostra esperienza. Anzi, noi stessi possiamo quasi transitare da una situazione all'altra. Lasciamo, allora, la parola al pensatore francese: «Non ci sono che tre categorie di persone: quelle che servono Dio perché l'hanno trovato; quelle che s'impegnano a cercarlo, perché non l'hanno trovato; quelle che vivono senza cercarlo né averlo trovato. Le prime sono ragionevoli e felici; le ultime sono folli e infelici; quelle di mezzo sono infelici e ragionevoli» (n. 257 ed. Brunschvicg). E noi in quale di queste tre categorie ora ci troviamo?
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