domenica 31 luglio 2016
Minuti concitatissimi, febbrili. La telefonata attesa da mesi, da anni, da quando era entrato nella lunga lista di attesa. Quella chiamata doveva essere la fine di un dramma e invece si stava trasformando in un incubo ancora più grande. Così quando, venerdì sera, il 27enne O.C.A., di Passoscuro (Fiumicino), al suo «pronto?» ha sentito una voce dallo Spallanzani di Roma dirgli di presentarsi in ospedale entro un'ora per entrare in sala operatoria per l'atteso trapianto di fegato, la sua mente e il suo cuore hanno cominciato a vacillare, arrancando quasi sotto choc. Entro un'ora! Impossibile da lì, alle nove di sera, senza macchina. Impensabile in così poco tempo chiamare qualcuno per farsi accompagnare, in mezzo al traffico, con la paura di non farcela e l'orologio che scorre più che mai implacabile verso la beffarda fine di un sogno. Poi l'intuizione, frutto di una disperata lucidità. Il giovane, da tempo gravemente malato al fegato, chiama la sala operativa della Questura di Roma. In pochi secondi spiega la situazione, dà sfogo a tutta la sua disperazione per il rischio di vedersi sfuggire per una manciata di minuti il momento più importante della sua vita. Ma questo non avverrà. Di lì a poco la volante di zona è a casa sua. Con gli agenti a fianco a tranquillizzarlo, comincia la corsa verso lo Spallanzani, verso il trapianto, verso la rinascita. L'équipe medica è lì ad aspettarlo. Ora O.C.A. è in terepia intensiva e sta bene. Il trapianto è riuscito perfettamente e quell'ultima paura di una lunga serie è soltanto un ricordo. Ce l'ha fatta. A sirene spiegate.
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