venerdì 18 aprile 2014
Gli fanno una domanda a bruciapelo: «Lei vuole creare un dio, un suo dio?». La risposta di Will Caster, ricercatore nel campo dell'intelligenza artificiale che non teme i confini della scienza e dell'etica, è altrettanto tagliente: «Non è quello che ha sempre tentato di fare l'umanità?». Lui tenterà e da queste premesse prende avvio Transcendence, nelle sale da ieri, con cui Wally Pfister, direttore della fotografia e abituale collaboratore di Christopher Nolan, debutta nella regia. Accaparrandosi Johnny Depp come protagonista nel ruolo dello scienziato: colpito a morte da un gruppo di hacker fanatici che intravedono il pericolo, la sua intelligenza verrà trasferita dalla moglie (Rebecca Hall) all'interno di un computer assai evoluto, accogliendo però anche tutta la gamma delle emozioni umane e, forse, anche la coscienza, che lui chiama appunto «trascendenza». Ambientato in un futuro vicinissimo, il film si concentra sulla dicotomia tra l'autonomia della ricerca scientifica e i pericoli che ne sono connessi, quando l'uomo accetta la sfida estrema, mettendosi al posto di Dio. Trama non agevole, in cui il potere quasi illimitato di un computer tenta il controllo totale del mondo inserendosi nella rete informatica globale, trovando alla fine un limite invalicabile: la natura del ricordo, la forza di un amore passato. «La sceneggiatura – dichiara il regista – mi ricordava le prospettive inquietanti dei romanzi di Arthur C. Clarke, Robert Heinlein, Isaac Asimov e Frank Herbert. Ho chiesto ad alcuni scienziati: se oggi foste in grado di fare ciò che accade nel film, ossia caricare su un disco hard drive ogni frammento di attività estratto da un cervello umano, potrebbe secondo voi essere trasferita anche l'emozione? Hanno risposto all'unisono: "Sì, in questo caso si potrebbe trasferire anche la formula che contraddistingue la nostra intelligenza emotiva". In quel momento, però, si spalancherebbe l'abisso di potenziali errori». Pfister si è preparato a lungo prima di iniziare le riprese. «Ho studiato una porzione piccolissima del cervello di un topolino. Tutta la sua attività è stata registrata e analizzata. Ci sono voluti parecchi mesi e una enorme elaborazione di dati. Con le conoscenze di informatica di cui oggi disponiamo sarebbe impossibile fare altrettanto con un cervello umano. Però dobbiamo stare attenti: per la Legge di Moore i processi informatici e la prestazione dei computer aumentano in modo esponenziale». Una prospettiva che riguarda i giovani, dipendenti più che mai dalla rete. «Credo che il film li aiuti a riflettere come la tecnologia li stia "usando" e non solo come loro stanno usando la tecnologia. Dico loro: siate diffidenti di quella tecnologia che invade e stravolge la vostra vita».Luca Pellegrini
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