domenica 14 settembre 2014
​     La cosa è talmente evidente dovunque e così tanti i segni di morte, da poterla risentire come una personale ferita». La «cosa» è «la morte del cristianesimo» destinato a «finire in un Buco Nero» e chi l’ha scritta su Repubblica (mercoledì 10) è Guido Ceronetti, poeta, filosofo, scrittore, giornalista, traduttore, drammaturgo, teatrante, marionettista e ora con apparenza da profeta di sventura anche se un po’ vago: «Il quando è una data da andarne in cerca, ma non è molto lontana». Ceronetti si appoggia sul filosofo romeno Emil Cioran che il cristianesimo l’aveva già dato per morto, perché «ha cessato di essere mostruoso» (in che senso: latino o italiano?). Naturalmente Ceronetti intende il Cristianesimo cattolico, cioè la Chiesa, ma ormai è difficile fare la somma di quanti ne hanno profetato la morte. Qualcuno ci aveva provato con l’uccisione di Gesù prima ancora che la Chiesa nascesse e la constatazione che questi profeti si danno ancora da fare è una valida conferma della validità della garanzia fornita da Cristo; «Le porte degli inferi non prevarranno». Una ulteriore conferma è la confusione del dotto Ceronetti che, citando anche le "Luci d’inverno" di Ingmar Bergman, fa celebrare la Messa, durante «un rito luterano», dall’ormai sfiduciato pastore Tomas Ericsson in una chiesa assolutamente vuota. Se però «la cosa» accadesse, Ceronetti assicura che ne soffrirebbe come per una «personale ferita».  
ANALISI LAICA DI UN FATTO
Una lezione di come si può «analizzare laicamente» viene proprio da chi non te l’aspettavi: Il Fatto Quotidiano (martedì 9). In un commento alla «corsa all’eterologa delle Regioni», che «suscita interrogativi», Marco Politi si preoccupa delle «improvvisazioni [che] stanno investendo la definizione dei rapporti familiari». Infatti «uno Stato, una società non possono muoversi senza un quadro di valori, frutto di un comune ragionare. Valori guida sostanziano le leggi sul lavoro, sul paesaggio, sulle minoranze linguistiche, sulla proprietà, sull’impresa: sarebbe paradossale che la legislazione sulla famiglia fosse lasciata a una ingegneria priva di chiarezza su ciò che conta […], un organismo che storicamente gioca e continua a giocare un ruolo fondamentale nella società. Ciò che si avverte a pelle è una tendenza al livellamento per cui tutto - secondo un pensiero unico - deve essere uguale a tutto, ideologicamente». E poi: «Nella fecondazione eterologa viene inserito nella coppia un terzo personaggio che però non deve apparire». Al contrario, «va garantito il diritto preminente del concepito di sapere sempre "da dove è nato"». Il resto - va riconosciuto a Politi - è tutto frutto di una logica razionale. Cioè laica: «L’eterologa nasce da una finzione». Un’esemplare lezione ai laicisti.
 
LORETO SUL ROGOSul Foglio (mercoledì 10) una ormai solita firma cattolica (A. G.) ha mandato sul rogo della gogna mediatica («Loreto sconfessata») la Basilica lauretana con il suo Arcivescovo delegato pontificio e le decine di frati Cappuccini che quotidianamente confessano i fedeli. Motivo: in una cappella un avviso dice «Qui non confessioni, ma dialogo e ascolto». La colpa: «Laddove il dogma si oscura e il sacramento si eclissa rimane la nuda tecnica e la chiacchiera usurpa il ruolo della confessione». Sul Foglio (venerdì 12) Monsignor Giovanni Tonucci ha replicato spegnendo il fuoco con due dita e un sorriso: «L’autore ha preso spunto da una realtà che non ha visto e non conosce», il centro di ascolto è un’altra cosa e serve ad altre necessità, infine «il numero delle persone che si confessano a Loreto è in continua crescita». A. G. merita di confessarsi a Loreto.
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