martedì 10 gennaio 2023
C’è da tremare quando i bambini finiscono in cronaca. Nove volte su dieci sono notizie dal cattivo al pessimo. La decima è una notizia appena preoccupante. Dopo i bambini italiani dipendenti dallo smartphone (Press Party di sabato scorso) oggi andiamo all’estero, ed è molto peggio. I bambini sono trattati da consumatori da spremere, tramite i genitori, o merce di scambio, come oggetti qualsiasi. O anche protagonisti di film dell’orrore, come il bambino di 6 anni che in una scuola in Virginia ha sparato alla maestra, che giace in fin di vita. Ne scrive Monica Ricci Sargentini sul “Corriere” (8/1), esordendo con la stessa domanda a cui la polizia locale al momento non aveva saputo rispondere: «Come può un bambino di sei anni mettere le mani su una pistola, portarla a scuola e sparare alla maestra?». Purtroppo può, in una società, come quella americana, in cui le armi sono ovunque. In Italia il bambino apre un cassetto e l’oggetto più pericoloso che può afferrare è un coltellino svizzero, negli Usa è una calibro 9. «Al momento il bambino è in stato di fermo nella stazione di polizia ma per la legge della Virginia non potrà essere processato né rinchiuso in una prigione minorile». A rischiare sono i suoi genitori. Ricci Sargentini ricorda il precedente del 2000, quando un bambino sparò a una compagna di classe uccidendola: «Tra il 2010 e il 2021 ci sono state più di 800 sparatorie nelle scuole americane, solo il 30% è avvenuto all’interno dell’Istituto». Un poco più a sud, in Messico. Sul “Corriere” (8/1) Roberto Saviano racconta dei «Bambini armati per il figlio del Chapo». Sono proprio bambini, tra gli 8 e i 10 anni: «I narconiños sono una delle forze dei cartelli, i più spietati, i più fedeli, i meno esposti al tradimento. Uccidono e tornano a dormire nella stanzetta accanto al letto dei genitori». Bambini sottratti alla loro fanciullezza in Messico. E bambini sottratti ai genitori in Ucraina. «Ladri di bambini» è il titolo del reportage da Kherson di Rick Mave sulla “Stampa” (9/1). Proprio “furto” non è, ma qualcosa di più subdolo. In ottobre la scuola organizza una gita in Crimea. I bambini insistono, molti genitori li lasciano partire, alcuni recalcitrano e rifiutano, ed è la loro fortuna, perché dalla Crimea non sono ancora tornati. La guerra è solo strazio. © riproduzione riservata
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