martedì 14 aprile 2015
Appunti e spunti. Ieri su tutti i giornali Francesco esplicito per il «genocidio» armeno, primo del secolo scorso cui seguirono quelli di «nazismo e stalinismo». Storia lontana e cronaca vicina. Infatti "Avvenire" e anche Galeazzi ("Stampa", p. 2 e "Secolo XIX" pp. 2/3) segnalano che il Papa parla anche e incessantemente dei «cristiani massacrati ancora oggi». Servirà a quei colleghi che, in particolare su "Giornale", "Libero" e "Italia Oggi", tornano ogni tanto a lamentare che Francesco «tace» sui cristiani perseguitati dal fondamentalismo terrorista «islamistico»? Speriamo. Puntuale anche Marco Ansaldo che ("Repubblica", p. 2) annota che Francesco «vuole far riconciliare i due popoli». In tema più ampio anche Andrea Riccardi sul "Corsera" (p. 3): «Le ragioni di Francesco che vuole riavvicinare due popoli lontani». Questi gli appunti. Ora gli spunti. Patetico sul "Corsera" (12/4, p. 25) Mario Martone che dopo aver offeso l'Italia troppo «cattolica», quindi arretrata per il genio di Leopardi e suo, accusa Galli della Loggia che ha osato criticarlo su questo punto col «risultato di scatenare la stampa cattolica». Allude forse al famelico Lupus "scatenante" qui (11/4)? Troppo onore! Tanto più che invece – scrive lui – quella «ha apprezzato nel suo complesso». È il "complesso" del Martone. Contento lui! Avanti. Ultimo spunto positivo e doppio. Su "Repubblica"(12/4, p. 1) leggi con piacere Eugenio Scalfari quando scrive che per lui «c'è stata una sola stella nel cielo così denso di nubi» dell'Italia attuale, «Papa Francesco, il solo in grado di gestire il presente con lo sguardo verso il futuro». Bel tema a più facce, e in coppia felice col mio amico Gianni Minà ("Il Mattino", 12/4, p. 11) che riconosce «decisivo il ruolo del Papa» tra Usa e Cuba per «la fine dell'ostilità» che «apre grandi prospettive».
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