martedì 11 marzo 2014
   ​"Ti mostrerò la città che abitano i Feaci; sono la figlia del magnanimo Alcinoo" concluse. Ordinò alle ancelle: "Dove fuggite per aver visto un uomo? Questi non è nemico: abitiamo ultimi sull’ondoso mare. Da Dio gli ospiti e specie quelli bisognosi: dar loro un dono è grato e lieve. Dategli cibo e bevanda e lavatelo nell’acqua al ruscello. Facendosi coraggio gli diedero pallio e tunica e gli porsero un’ampolla d’olio limpido. Ma così egli parlò loro: "State lungi ancelle mentre mi lavo la salsedine dalle spalle e mi ungo intorno al corpo con l’olio. Non vorrei star nudo tra fanciulle". Si lavava la salsedine dal corpo e Minerva lo rese più grande d’aspetto e dal capo gli scendeva la chioma simile a fior di giacinto. Muta tra sé rifletteva la vergine impavida che un dio o una dea era venuta in aiuto all’ospite tanto era adesso splendente. "Dategli cibo e bevanda ancelle" disse e quelle l’ascoltarono obbedienti. Dopo che cibo e bevanda egli aveva gustato Nausicaa depose le vesti ben piegate sul carro e vi salì lei stessa. "Alzati ospite -disse- andiamo in città perché io ti conduca alla casa del padre mio ma fai così: finché percorreremo i campi cammina in fretta con le ancelle seguendo muli e carro. Io sarò guida. Quando saremo arrivati in città eviterò le chiacchiere amare dei concittadini che nessuno sparli di me alle spalle e dica: "Chi è quell’uomo grande e bello che segue Nausicaa? Forse la figlia del re si è scelta uno sposo? Disprezza i Feaci che la ambiscono" Così diranno forse e ciò sarebbe per me un’offesa. Io stesso mi adirerei con una ragazza che viventi i genitori si mescolasse con gli uomini. Attento alle mie parole ospite perché possa presto ottenere da mio padre il ritorno. Troverai un bosco sacro a Minerva e lì scorre un ruscello e intorno un prato circonda bosco e ruscello. Lì siedi e aspetta finché saremo entrati in città. E quando penserai che siamo arrivate alla reggia del padre allora recati in città. La reggia di mio padre è facilmente riconoscibile: anche un bimbo t’accompagnerebbe". (seconda parte – da Omero)
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