martedì 1 agosto 2017
C'era una volta il famoso Frank Capra, che ci ha lasciato in eredità moltissimi e spesso egregi film, che non vanno solo visti di sfuggita, ma analizzati con riflessione razionale, perché da una loro profonda meditazione possiamo ricavarne elementi per render migliori la nostra vita e i nostri costumi. Quando ero bambino, spesso a me e ai miei coetanei veniva proposta quella in cui si raccontava la vita d'un uomo d'animo ardente e igneo, che concepiva sempre nuova speranza, benché non di rado dovesse sostenere con coraggio l'impeto della fortuna avversa. Si chiamava Giorgio. Ragazzino, s'era gettato senza pensarci due volte nelle gelide acque d'un lago per salvar suo fratello da morte certa; ma, quando emerse da quelle acque, perse l'udito d'uno degli orecchi. Pochi anni dopo, mentre lavorava nella farmacia del paese, s'accorse che il farmacista, presso il quale prestava la sua opera, sconvolto dalla notizia della morte del figlio appena ricevuta, gli aveva consegnato del veleno invece d'una medicina da portare a un bimbo ammalato; e Giorgio, che non glielo consegnò, salvò la vita del bambino e l'onorabilità del farmacista. Già più che ventenne Giorgio sognava che sarebbe andato in una grande città, dove avrebbe completato gli studi di varie discipline: terminati i quali aveva in mente d'andare in giro per il mondo a tentar la fortuna. Ma questi sogni svanirono all'improvvisa morte del padre; infatti, come Ercole al bivio, così egli dovette scegliere se far andare in malora tutto ciò che il padre aveva fatto con grande operosità e fatica per aiutar la gente – specie perché un avidio vecchio voleva impadronirsi di tutto nel paese – o, subentrato al posto del padre, regger lui quel che il genitore aveva lasciato per l'improvvisa morte. Perciò dovette rinunziare a completare gli studi nell'università e alle gioie e ai ricordi che soglion nascere nel viaggio di nozze. Non dirò di più: consiglio, se non l'avete ancora fatto, di guardare l'intero film. Da esso concludiamo che spesso siamo posti di fronte a un bivio; che è nostro compito scegliere se vogliamo pensar solo a noi stessi o fare fino in fondo il nostro dovere, che superi e oltrepassi i piaceri, i piani, i sogni che riguardano solo soddisfazioni private. Non sempre, infatti, bisogna andare, come si dice, “dove ci porta il cuore”, ma – cosa di cui c'è davvero bisogno al giorno d'oggi – spesso, indulgendo un po' meno a ciò che ci fa comodo, dobbiamo obbedire piuttosto agl'imperativi di ragione, giustizia, verità.
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