giovedì 27 settembre 2018
Mentre in Europa vien mandata in esilio la cultura umanistica e dai licei spagnoli vien cancellato lo studio del greco, così come dalle scuole greche il governo caccia via lo studio del latino, nel frattempo in Cina, nell'università di Pechino, quest'anno è stata fondata una Facoltà di lettere classiche occidentali, dove fra pochi giorni si terranno lezioni nella lingua di Roma. Contemporaneamente, in una remota regione dello stesso Paese, nella cittadina che nella loro lingua si chiama “Zhuli”, s'inaugura una nuova scuola e un nuovo liceo, dove egualmente il latino s'insegnerà dodici ore alla settimana. Da un lato, dunque, si deve gioire molto nel cuore, perché ai ragazzi e ai giovani cinesi si darà l'occasione, fin quasi dall'infanzia, d'instaurare, di possedere e di coltivare la cultura e le materie umanistiche, una disciplina morale integra e solida, e infine formarsi a un colloquio coi nostri antenati, che furono eminenti per sapienza e saggezza; dall'altro lato bisogna dolersi assai, che dalle nostre parti la stessa occasione non solo si perde, ma muore del tutto. Se non fosse così, tutti avrebbero dovuto gioire dal profondo delle Muse che di nuovo, dopo un lungo esilio, ritornano dal loro confino: sono infatti passati alcuni secoli, in cui le lettere, le arti e i costumi stessi con esse son decaduti e son quasi mezzi morti; i vincoli di carità, di dottrina, d'erudizione, che poco fa erano stati solidamente istituiti con gran fatica fra le varie genti e i vari popoli, prima per invidia, malevolenza, odi reciproci, poi con esili e persecuzioni, infine con incredibili e lunghe offese e ingiurie si son violentemente interrotti e sono stati spezzati; nello spazio di trent'anni, interposto appena un intervallo per respirar brevemente, scoppiate due guerre mondiali orrende e funeste una dopo l'altra, quando vennero fuori le Furie dagl'inferi nel mondo superno e scorrazzarono dappertutto, tutto fu messo a ferro e fuoco, tutto fu devastato, e non sembrava che fosse rimasto un solo luogo sulla terra, dove l'umana cultura, la carità, la benevolenza potessero stabilirsi e spargere i loro semi fecondi. Insieme alle memorie degli uomini, insieme ai ricordi dei secoli passati, se n'erano andate in fumo e al vento la speranza, la forza degli animi, tutte le virtù. Bramosi solo d'un avidissimo desiderio di guadagno materiale, gli uomini ovunque sulla terra sembravano non solo trascurare, ma a tal punto disprezzare e denigrare le arti e le lettere, grazie alle quali l'età puerile suol formarsi all'umanità dell'animo, che non rimaneva altro se non una pallida ombra di quegli studi. Restavano solo, presso i popoli e le genti diverse, i criteri del mercato e quei rapporti commerciali che servono ad accumular denari e ricchezze nelle casse, trascurate tutte quelle cose più sottili e più squisite, che avevano avuto valore per coltivar gli animi con un onore continuo nei secoli e nelle varie epoche umane, presso tutte le nazioni. Oggi tuttavia rifulge di nuovo una luce di rinnovata speranza; non però presso di noi, dove per la prima volta son nate le lettere e gli studi greci e latini, ma presso i cinesi, dove un tempo altre lettere, altre arti, un'altra filosofia aveva messo assai profondamente in una terra fecondissima le loro radici vere e genuine, anche, nell'età successiva, irrorate dalla linfa indiana; ora lì rinascono, prendono vigore, fioriscono tutte le discipline liberali tutte e quelle arti profonde, con le quali deve essere istruita l'età giovanile, e che sono il più solido fondamento dell'umana dignità. Cosa non si può sperare da ora in poi, giacché in così remote terre, disdegnata le ciance vane, gli uomini di cultura abbracciano una solida e vera erudizione? Gioisco, anzi esulto con grande letizia, perché vengon richiamate le Muse, che finora erano del tutto esuli dalle scuole e dai licei. Gioirei ancor di più, però, se i nostri governanti seguissero questi esempi, piuttosto che abdicare alla loro storia.
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