domenica 17 luglio 2016
Centodieci anni fa quei due rifugi a 2.275 metri sotto la Vedretta di Brenta furono costruiti l'uno accanto all'altro come nidi d'aquila per i primi esploratori delle Dolomiti. Vicini per pochi metri, però divisi per lunghi anni, simboli di due poteri in lizza per il possesso dell'alta quota. L'associazione degli alpinisti austro-tedeschi, sezione di Berlino, inaugurò il 20 agosto 1906 il rifugio Tuckett, in memoria dello scalatore britannico Francis Fox, sette giorni dopo che la Sat (sezione trentina, allora sotto l'impero austroungarico, del Cai) aveva aperto con intenti irredentisti un proprio rifugio a 40 metri dedicato a Quintino Sella, fondatore del Club Alpino Italiano. Terminata la prima guerra mondiale (e riparati i danni bellici) anche il rifugio Tuckett passò alla Società Alpinisti Tridentini che vi appose una targa ammonitrice con l'effige di Sella, affinché «affermasse perennemente di faccia alla provocazione straniera i diritti d'italianità». Altri tempi, la contesa è superata. E oggi con una stretta di mano alle 11 sulla porta del rifugio i trentini riconsegnano simbolicamente le chiavi agli alpinisti berlinesi e murano accanto alla prima una nuova targa, dal messaggio universale, a trasformare i rifugi un tempo avversari in monumenti alla fratellanza fra i popoli: «Siamo chiamati ad alzare ponti di amicizia», dirà il presidente Sat, Claudio Bassetti, prima di lasciar risuonare i fiati gioiosi di giovani orchestrali venuti da Charlottenburg. E il sindaco del quartiere berlinese gemellato da 50 anni con il capoluogo trentino brinderà con una birra assieme al sindaco di Trento. Anche i rifugi devono unire, mai più dividere.
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