giovedì 23 aprile 2020

Quasi un anno fa, in occasione della preghiera per la festa del Granducato e per il Granduca Enrico di Lussemburgo, sono stato invitato nella Sinagoga della capitale. Il Gran Rabbino, insegnante alla Luxembourg School of Religion & Society e quindi, doppiamente collega, ha tenuto un discorso di estrema bellezza, parlando del Tallit (o Tallèd), cioè dello scialle di preghiera tipico della tradizione ebraica. Ricordo del discorso intessuto dal Rabbino, il legame tra Tallit e la benedizione, iniziando il sermone mostrando lo scialle ai presenti, visto che lo indossava.
Le spalle sono il luogo della forza, della fedeltà, della benedizione. Nel Medioevo, i cavalieri ricevevano l’investitura, in ginocchio, ma la spada era posata dal re o dal principe sulla spalla del suddito. Lo scialle rituale. è il segno che la forza e la benedizione dimorano nella persona di colui che lo indossa, sulle sue spalle. Fui talmente colpito da quel discorrere così spirituale – tipico degli ebrei che masticano da mane a sera la Parola – che trovai il coraggio di chiedere al Rabbino di poterne ricevere uno dalle sue mani. Non solo non disegnò la mia richiesta, ma fu felice di farlo, sapendo – disse espressamente – che lo avrei custodito preziosamente.
Da quella sera, il Tallit troneggia nella mia camera, di fronte alla Croce di Cristo. Più volte in queste sere, ho avuto la tentazione di estrarlo dalla bella custodia rossa e di aprirlo, di stenderlo, quasi come fosse un velo di protezione non solo per me, ma per il mondo intero. Questo, infatti, aspira con le sofferenze – come doglie di partoriente – a una guarigione, alla salvezza, che poi sono la benedizione del Signore. Il mondo, più che mai, ha bisogno di benedizione, di quel velo che scende dal Cielo per ricoprirle la faccia della Terra con la grazia di cui la Terra stessa ha bisogno. Il mondo ha bisogno di un Tallit talmente immenso che possa ricoprire uomini, donne, bambini e la natura.
È bello pensare che uno scialle sia segno di quella benedizione che sola viene da Dio. È geniale creare uno scialle di preghiera, perché sono proprio le spalle, le scapole e quindi lo sterno, oltre che la schiena, le parti del corpo più esposte alla fragilità. Non a caso, è l’apparato respiratorio a essere intaccato dal virus letale. Che il Tallit scenda su tutti coloro che sono ancora malati, in particolare su quelli che lottano tra la vita e la morte; che scenda anche su tutti coloro che nel confinamento mondiale stentano a credere che anche così la vita è una benedizione.
Se all’inizio di questo tempo così strano, mi domandavo che senso potesse ancora avere il dialogo interreligioso, mi sembra adesso che la prospettiva sia diventata semmai più chiara. Quel velo, quello scialle non solo deve ricoprire il mondo, ma deve anche unirci, tutti credenti e non credenti. Mi si dirà che sogno. Sì, forse, però il Signore Dio ha sempre parlato anche attraverso i sogni. Che il Tallit della benedizione scenda sofficemente su tutta la Terra.

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