sabato 25 settembre 2010
Calavino: un delizioso paese dalle case ordinate con i vecchi portali in pietra, appoggiato alle rocce della Valle dei Laghi nel Trentino. Tutto attorno le incredibili tonalità diverse del colore verde danno un senso di luce diffusa e di morbidezza. Millequattrocento abitanti e quattrocento metri di altezza che permettono di coltivare le viti che danno vini bianchi e neri di ottimo livello. Un bianco, il Nosiola, un forte nero, il Rebo, e l'antico Vinsanto accanto a un nuovo piacevole spumante. Naturalmente non manca la grappa, altrimenti come si potrebbe fare il resentin, cioè quel forte bicchierino che va a pulire le ultime gocce nella tazzina del caffè di ogni buon cittadino della terra trentina?
Un paese che potrebbe, come tanti altri piccoli centri sparsi nella nostra Italia, dare lezioni di dignità, di serietà, di amore per la cultura e meriterebbe una maggiore attenzione anche da parte della politica nazionale perché è qui che si è più vicini alla realtà quotidiana. È ancora qui che il buonsenso trova spesso la via più giusta per dirimere i contrasti, per trovare una strada dove camminare assieme anche quando si calzano scarpe diverse. Il centro culturale anziani che porta il nome di Alcide De Gasperi ha dato il via a un convegno in suo onore. Non ero preparata a un'accoglienza così piena di affetto, né pensavo di trovare una sala del Comune tanto accogliente e il giorno dopo un teatro parrocchiale con un palco degno di un teatro di città. Vorrei ricordare, tra gli altri presentatori, monsignor Roger che porta i suoi novanta anni con l'energia di un ventenne ed è riuscito in poco tempo a ricordare il rapporto amichevole tra De Gasperi e Gruber anche al di là del famoso e ancora criticato Patto. Monsignor Roger negli anni Cinquanta abitava a Roma, nell'Istituto degli agostiniani, vicino alla chiesa di Santa Monica, dove mio padre al mattino passava a dire una preghiera. De Gasperi aveva un grande rispetto per ciò che rappresentava il governo di un Paese. Chi per lui ha preso la parola in queste due giornate ha proposto al pubblico di rileggere quel suo onesto governare e quell'essere cosciente di rappresentare nel suo ruolo tutti e non solo una parte...
Ne sono testimoni alcune espressioni di un suo discorso quando ricordava gli anni passati nella Biblioteca Vaticana: «Ricordo " diceva " con quale venerazione aprivo il palinsesto del De Repubblica di Cicerone. Venerazione e rispetto perché sentivo che qui era l'unica politica che avrei potuto imparare». Egli diceva tra l'altro: «E questo va ricordato perché è diventato spirito del mio spirito, sangue del mio sangue, parte viva della mia attività politica. Egli dunque diceva: "Non vi è altra cosa in cui la virtù umana si appressi più alla divinità che il fondare nuovi Stati, nuove città, o reggerne di antichi". Voleva significare che non c'è altro compito più grave, di maggiore responsabilità, di maggiore elevatezza che quello di occuparsi in posti direttivi della politica degli Stati».
Nella Valle dei Laghi la gente semplice di cuore lo ha capito con più chiarezza perché la natura chiama alla meditazione e al silenzio. C'è una grande luna questa sera e mi pare di sentire il rumore di quell'acqua che scende dal primo lago, quello di Molveno, giù fino a quello di Santa Massenza dove De Gasperi aveva inaugurato la centrale idroelettrica e poi giù ancora al malinconico lago di Toblino dove il vescovo Endici aveva insegnato al giovane De Gasperi le prime nozioni di una politica dedicata al bene degli altri.
Ora, al fondo della valle l'Adige aspetta quelle acque fredde e pulite.
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