Tra guerra e fede i rari Magnificat del cinquecentesco Mainerio
domenica 29 agosto 2004
è un sottile filo rosso quello che percorre da cima a fondo il disco intitolato Guerra e Fede (pubblicato da Arts e distribuito da Sound and Music); una traccia narrativa che, tra richiami storici e citazioni musicali, avvicina tra loro storie di battaglie e distruzioni, di morte e sofferenza, ma anche di preghiere e devozione. Il riferimento è ad alcuni cruenti episodi in qualche modo legati al lungo ed estenuante conflitto che sconvolse l'Europa durante la prima metà del XVI secolo: quello tra Francesco I di Francia e il re di Spagna - poi imperatore - Carlo V. E in particolare ai due scontri campali combattuti per assicurarsi il dominio di Milano: la battaglia di Marignano del 1515, conclusasi a vantaggio dei Francesi, e quella di Pavia del 1525, terminata con la liberazione del Ducato milanese e la cattura di Francesco I. Avvenimenti che accesero la scintilla creativa rispettivamente del compositore francese Clément Janequin, autore di una famosa chanson intitolata La guerre e riferita agli eventi di Marignano, e del fiammingo Hermann Matthias Werrecore, massima carica musicale del Duomo di Milano, che scrisse invece La Bataglia Taliana per celebrare il ritorno di Francesco Sforza. Tali brani conobbero nel tempo una fortuna solidissima, rinverdita da continue trascrizioni e citazioni nelle opere di posteri e contemporanei. Come i due lavori sacri di Giorgio Mainerio (1535-1582), artista a malapena ricordato per una raccolta di musiche da ballo, ma investito di una carica allora prestigiosa, quella di maestro di cappella presso la basilica di Aquileia. Due suoi Magnificat, rispettivamente "Sexti Toni" e "Quinti Toni", vennero appunto concepiti elaborando e innalzando all'onore degli altari il materiale tematico delle due canzoni "belliche"; opere che risuonano, qui, al fianco dei lavori per organo di Andrea Gabrieli e Claudio Merulo, ma anche alle composizioni originali di Janequin e Werrecore. In un programma così ricco di suggestioni e sfarzo sonoro che per realizzarlo sono risultati necessari ben cinque ensemble vocali e strumentali (Il Terzo Suono, Daltrocanto, Chorus Beatorum, La Fenice e Il Suonar Parlante), riuniti sotto l'abile e ispirata direzione generale di Gian Paolo Fagotto.
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