venerdì 10 agosto 2018
Il titolo è ripreso dal libro di Giobbe: 38, 8-11. Là si trova un passaggio in cui Dio narra a Giobbe la nascita del mare. Il racconto porta in sé due elementi contrastanti. All'inizio e alla fine si parla di porte e battenti, di chiavistelli e spranghe. Dio prevede e attua nei confronti del mare limiti invalicabili. Si potrebbe avere l'impressione che egli lo imprigioni affinché non debordi e non devasti. Il correttivo a simile opinione viene dal fatto che nella parte centrale del brano si paragona l'origine del mare a un parto al quale Dio ha assistito come levatrice. Da buona ostetrica il Creatore non ha lasciato nudo il neonato, gli ha provveduto il suo piccolo corredo. Per fasce la nebbia, creando un contrasto formidabile tra la vivacità e vigore del bebè e l'impalpabilità di quanto lo dovrebbe tenere fermo. Per ripararlo dal freddo e mantenerlo alla temperatura corporea del grembo materno l'ha coperto con un manto di nuvole. Poi il discorso diretto: «Fin qui giungerai e non oltre e qui si infrangerà l'orgoglio delle tue onde» (38,11). Ora si può capire meglio quali sono le porte di cui parla l'autore. Oltre che dai limiti geografici il mare è trattenuto dalla Parola divina rivolta a lui in due ordini. Potrebbero essere proprio queste le due porte del mare. Esse non sono imposte da un carceriere, vengono dalla voce di un educatore. Dio fa imparare al mare fin da piccolo quale sarà il suo perimetro e gli insegna autocontrollo.
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