mercoledì 18 luglio 2012
       Il romanzo di Mauro Leonardi, Abelis (Lindau, pp. 168, euro 14) si autopresenta come "fantasy metafisico", ed è un modo per coinvolgere anche chi, come molti di noi, non va matto per il fantasy. Abelis è un ragazzo che viene rapito dai Cavalieri per conto del Ciambellano, il quale ha preso il posto del Re di Arileva strumentalizzandone i poteri magici che consistono nel trasformare dei giovani consenzienti in Cavalieri la cui armatura fa tutt’uno con il corpo, come una pelle ferrea. A fin di bene, intenzionalmente, perché i Cavalieri prendono su di sé il compito di difendere Arileva dai draghi, mostri voraci che tormentano gli abitanti. Siccome il Re è stato a sua volta trasformato in un Cavaliere sbeffeggiato, di nome Blennenort, e non ha ancora molto da vivere, Abelis è designato a ereditarne i poteri per sconfiggere definitivamente i mostri. Braccio destro del Ciambellano è Messer Ferriere: è lui che conosce l’alchimia per trasformare gli umani in Cavalieri. Ed è proprio Messere ad avere scrupoli, perché Abelis è troppo giovane, fa molte domande, familiarizza con Blennenort, ed è convinto, come gli ha insegnato la mamma, che i draghi non sono cattivi, sono animali che partecipano alla lotta per la vita, basterebbe trovare il modo per sfamarli e le bestiacce lascerebbero in pace gli abitanti di Arileva. Dunque Messere va in cerca della mamma di Abelis che del resto egli conosce bene, perché (ormai lo si è capito) è la regina deportata dal Ciambellano. La raggiunge facilmente e resta affascinato dalla bontà di Lutet (questo il nome della donna), che vuole bene a tutti, draghi compresi, e lo convince a tentare un esperimento spericolato: lei stessa e Abelis (l’innocente il cui nome è assonante con Abele, ma l’anagramma è Lesbia) proveranno a trasformarsi in Cavalieri, mescolando però anche scaglie e sangue di drago nella vasca alchemica per spezzare il sortilegio delle armature, e far ritrovare a tutti dimensioni umane. Lasciamo al lettore il piacere del lietofine. Il lato "metafisico" del racconto è variegato. Il Ciambellano che si è impossessato dei poteri magici per confezionare i Cavalieri, è un simbolo dello scienziato che si sente in obbligo fare qualcosa solo perché è possibile farlo, dimenticando il dolore dei Cavalieri. I quali soffrono non solo fisicamente per quella loro ingombrante pelle d’acciaio, ma anche moralmente perché non sono più sicuri della motivazione che li ha indotti alla trasformazione: sono diventati Cavalieri per combattere il male che è al di fuori di loro (i draghi), mentre la frontiera fra il bene e il male attraversa ciascuno di noi, e comunque il male non potrà mai essere sradicato definitivamente. «I mostri – spiega Blennenort – nascono quando ci si vuole liberare dei draghi in modo assoluto e quindi si inventano i cavalieri con l’armatura al posto della pelle. Quando si vuole estirpare in modo definitivo il loro pericolo per noi, il loro vivere nel nostro mondo. È allora che divengono mostri. La mostruosità dei cavalieri con l’armatura al posto della pelle fa nascere la mostruosità dei draghi». È la bontà, è l’amore che Lutet ha trasmesso al figlio a garantire la vittoria, nella generosità del sacrificio e nella tenacia quotidiana degli affetti. La scrittura di Leonardi è visionaria quanto basta e quanto il genere narrativo richiede. L’origine comasca dell’autore si rivela nel ripetuto entusiasmo per la "minestra" come prelibatezza conviviale e simbolo di intimità familiare. Lo scrittore riprende il commovente episodio della lunga lettera composta solo di un "Ti amo" ripetuto all’infinito, gemma del suo primo racconto (intitolato "Quare"), è c’è un aforisma sufficiente a rendere indimenticabile il nuovo romanzo: «Innamorarsi è decidere di esistere».
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