venerdì 4 settembre 2020
Cento libri da consegnare al futuro, uno all'anno, per cento anni, scritti da cento autori diversi. È un progetto ambizioso e unico che punta a preservare l'idea della lettura e del sapere esaltando il concetto della memoria storica. L'idea della “Future Library”, questo il nome dell'insolita libreria, è della scozzese Katie Paterson, che la porta avanti dal 2014. E domani, 5 settembre, il sesto volume della serie andrà a far compagnia agli altri, chiuso a chiave in una stanza all'ultimo piano della biblioteca di Oslo e destinati alla lettura non prima dell'anno 2114.
Al di là dell'atmosfera magica che lo pervade, mi pare che questo progetto sia soprattutto un voto di fiducia: viviamo tra ombre catastrofiche, ma per fortuna c'è chi scommette sul fatto che il futuro sarà ancora un luogo luminoso e abbastanza curioso da sfogliare pagine scritte da persone morte da un secolo. Una specie di messaggio lasciato in una bottiglia, e insieme una sorta di fiaba della Bella Addormentata: i testi torneranno in vita solo tra 100 anni per sconfiggere l'idea del “tutto e subito”. Un solo dubbio: gli uomini del 2114 sapranno ancora leggere la nostra lingua? Forse avranno un robot che la tradurrà per loro: una macchina senza emozioni incaricata di riprodurle. Se il senso del futuro è questo, mi tengo stretto il presente.
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