giovedì 1 febbraio 2018
Ceneri e scintille. Una correzione: martedì qui per l'imperatore romano al tempo di Gesù ho scritto Traiano, ma era Tiberio e, come scritto, Gesù fu crocifisso, pena del potere romano e non di legge ebraica. Un vero "qui pro quo": me ne scuso. Per le scintille ieri ("Corriere del Mezzogiorno", p. 18) "Leopardi inedito. L'ansia del bibliografo in 36 pagine ritrovate". Natascia Festa sul ritrovamento «alla Biblioteca Nazionale di Napoli» di un manoscritto del diciannovenne Giacomo con un «elenco di 557 segnalazioni bibliografiche» ove risplende «il vorace desiderio di conoscenza» dell'«eruditissimo filologo» che «nella biblioteca paterna prende nota da riviste e cataloghi di tutti i testi che vorrebbe leggere». Vere splendide scintille! E mi tornano in mente gli inni trionfali di questi giorni in tante pagine per la clonazione di due macachi, povere bestioline! Ecco: guardo il giovane Leopardi e constato che la "creazione" dei due macachi ha entusiasmato soprattutto gente che continua ad affermare che l'uomo è una scimmia toccata via via dall'evoluzione, e niente altro, e che pensa al "creazionismo" come ignoranza e oscurantismo. Tanta cenere in proposito: evoluzione e fede nella creazione non sono incompatibili. La creazione non è incompatibile con ogni forma di evoluzionismo, ma solo con quello tutto materialistico che qui dico "becero" evoluzionismo. Me lo suggerisce tra l'altro la firma "laica" di Carlo Rovelli, scrittore e uomo di scienza, che ("Corsera", 23/1, p. 32) rimprovera giustamente il "più becero creazionismo" offerto da una recente trasmissione Rai, che prende alla lettera testi biblici del tutto fuori luogo. E infatti almeno da quasi 90 anni è assodato la possibilità di coniugare fede nella creazione e scienza che cerca e trova sempre nuove vie: creazione ed evoluzione insieme. Giacomo Leopardi non si "crea" in laboratorio!
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