venerdì 7 marzo 2014
Con il rito ambrosiano la festa del Carnevale si protrae ancora fino a domani, ma mercoledì ad Ivrea il vescovo della città ha chiuso i festeggiamenti con la benedizione del merluzzo, che è il piatto di magro che dà inizio alla Quaresima. Durante la cena propiziatoria di venerdì scorso c'era chi accarezzava il sogno (irrealizzabile per via del calendario) che lo storico Carnevale possa avvenire, nel 2015, durante il periodo dell'Expo. A che pro, mi son chiesto? Per favorire il turismo, mi ha risposto un astante, confondendo una festa di popolo con un format replicabile. Ma non tutte le cose sono così, non tutto è commercializzabile e neppure il panettone ad agosto, al di là della curiosità mediatica, trova poi grandi proseliti. Tuttavia mi ha colpito dialogare con monsignor Edoardo Cerrato, per apprendere che nella sua città il rito del Carnevale comincia con la donazione dei ceri la sera del 6 gennaio. E di lì parte una serie di riti, di rievocazioni storiche, di coinvolgimenti di personaggi (dal generale alla mugnaia al podestà), che hanno il sapore di riappropriarsi di un'identità, ma anche di un ordine dove la cadenza dei tempi, dei cibi osserva ancora l'anno liturgico, senza esondare, come accade purtroppo in alcune zone ancora oggi, nel periodo di Quaresima. Il Carnevale di Ivrea – al di là della (discussa e discutibile) battaglia delle arance che ricorda la ribellione del popolo nel 1200 contro Guglielmo VII marchese di Monferrato – visto da vicino è una "cosa seria", tutt'altro che una pagliacciata celebrata per far divertire i bambini. È invece l'occasione per rievocare, in un anno, il fascino discreto del tempo che passa e che nella storia del nostro Paese era marcatamente segnato proprio dal calendario liturgico. Nel Carnevale di Ivrea, ad esempio, un ruolo importante lo ha sempre avuto il fagiolo: qui hanno una varietà, la Piattella di Cortereggio, protagonista di quelle fagiolate che nel tempo (la prima fu del 1878, senza interruzioni nemmeno per la guerra), hanno assunto un forte valore di solidarietà, presente ancora oggi grazie alle confraternite cittadine. È stata dunque una sorpresa ritrovare questo senso di comunità e pure questa espressione di gioia che non lascia fuori nulla, neanche il bisogno. Il Carnevale non potrà cadere nel periodo dell'Expo, il prossimo anno, ma credo che ci siano tantissime altre belle cose da evocare. Come le feste di maggio, che sono fonte di canti, di ricette, di festa, ma soprattutto di stupore che la vita di tutti noi è determinata da un ordine, che ogni volta rammenta il senso di un dono.
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