mercoledì 21 agosto 2019
Tre anni, erano proprio tre anni che non vedevo quel ragazzino vivace, amico di famiglia, che ieri al Meeting m'ha fermato facendomi l'indovinello su chi fosse. Un ragazzo bello, posato, che stava osservando i suoi amici dell'Associazione Cometa di Como, mentre intonavano un canto, seduti per terra a cerchio. Nessuno aveva il telefonino in mano, nessuno messaggiava, ma tutti fissavano un punto sorgivo che stava facendo vivere loro un momento di felicità. «Nacque il tuo nome da ciò che fissavi», m'è balzato alla mente, osservando quei giovani che avevano trovato una strada e se stessi. E mai come quest'anno il titolo del Meeting ha un'esemplificazione che coincide con l'esperienza. Che altri mostrano, ma che tu stesso puoi fare.
Il giorno prima, nello spazio dedicato a sussidiarietà e lavoro, dove le varie opere educative si presentano per sette giorni, Dario Odifreddi, fondatore della Piazza dei Mestieri di Torino, aveva fatto salire sul palco i ragazzi che raccontavano, con esempi, questa ricostruzione dell'umano. Ma poi li vedi sotto i tuoi occhi: nello spazio di Diesse di Padova c'è un casaro che insegna a fare i formaggi ogni giorno, mentre quelli di In-Presa di Carate Brianza fanno la pasta e mettono in scena la scuola di cucito. Alla Piazza dei Mestieri, mentre sorseggi la birra che producono a Torino, puoi osservare chi si fa fare la barba o i capelli, perché la scuola per parrucchieri è all'opera qui; mentre Cometa proietta un filmato dove capisci che l'educazione è qualcosa di personale, fatta a misura di ogni ragazzo che arriva. E tutto passa dalla bellezza di quel luogo, immaginato da un architetto raffinato, Erasmo Figini, coi suoi fratelli e i suoi figli. E persino i quadri e i mobili sono realizzati recuperando le barrique che affinano i grandi vini italiani.
Perché c'è bisogno di ricreare: la materia e l'umano, che per la società sarebbero stati scarti. Devo dire che questo bagno di operosità mi ha spiazzato: questo è il Meeting, finalmente! Un momento di maturità, proprio nel pieno dei suoi quarant'anni, dove anche le mostre lasciano il segno. Valgono il viaggio almeno tre di queste: Takashi Nagai, chiamato il "Santo di Urakami", dove capisci che il tuo nome può nascere dalla fede; ma pure Tony Vaccaro, lo struggente fotografo dell'umano o la mostra Now Now, dedicata a quando nasce un'opera d'arte, con giovani artisti d'arte contemporanea al lavoro. Ora, non so se i Tg o i giornali "aprono" ancora sul Meeting come negli anni passati. Se non lo fanno ora, significa che una certa comunicazione è stata un inganno: credono ancora che sia il teatrino della politica a fare notizia, mentre sono le forze insite in Paese che bisogna guardare. E l'educazione è questa forza silenziosa e speciale, che può portarci alla ricostruzione. Venite al Meeting e ne avrete contezza.
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