martedì 24 ottobre 2017
Se ci si mette anche l'Udinese siamo fritti. Oggi la squadra di Del Neri capeggia un campionato a parte, quello - se mi passate il termine usato in politica - degli “utili idioti”, ovvero di quei club che sono sul campo solo per consentire ai forti di fare figuroni a loro spese. Suvvia, non strappatevi le vesti per questa insolita offesa: io vorrei che, come ai bei tempi, chi gioca in Serie A sentisse l'obbligo sportivo/etico di proporsi all'altezza della situazione, sennò a casa. Come successe cinquant'anni fa alla Spal quando il calcio decise saggiamente di riformarsi e di tornare alle 16 squadre per restituire calcio di qualità agli appassionati. Speravo che per il gran ritorno i dirigenti della Corsara di Ferrara si presentassero meglio. Peccato. È quasi in fondo al gruppo delle disperate, amarezza del campionato. Non è un caso che la scorsa settimana ci si sia divertiti assai con l'Oktoberfest del pallone: grandi scontri diretti fra le prime ma anche un deplorevole confronto fra Verona e Benevento nel monday night che nel calcio inglese prevede un “evento di cartello, importante fonte di audience”. Ah ah.
Siamo seri, per favore. A proposito, fatemi tornare all'Udinese, coinvolta nell'“eroica giornata della Juve” che le ha fatto vivere una Caporetto pallonara. Ebbene, sul 2-6 non è stato detto tutto e non si può certo accusare la Var di fattacci simili a quelli verificatisi altrove: fosse intervenuta correttamente, la Juve avrebbe risparmiato un'espulsione e l'Udinese non avrebbe goduto del gol di Danilo in fuorigioco, il gol che ha provocato la goleada juventina: Del Neri, infatti, già galvanizzato dal gol del vantaggio immediato, raggiunto il pari ha sognato l'occasione di metter sotto chi l'aveva maltrattato; avesse difeso il pareggio, e poteva, visto che la sua è squadra di tutto rispetto, avrebbe evitato di esser messo alla gogna. E forse alla porta. Per questo mi sentirei di escludere l'Udinese dal gruppo in cui soffrono Cagliari, Crotone, Verona, Spal e - che peccato - il surgelato Benevento. E non s'arrabbi Mastella se la sua squadra sta per battere il record di sconfitte del Venezia anteguerra. Ciò detto (da me per la millesima volta) Tavecchio dia il via alla riforma, campionato a 18, magari a 16, adesso che ha in mano non solo la Federazione ma anche la Lega. Ora o mai più.
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