sabato 31 marzo 2012
   Atene. La ricordavo di misura minore, forse più brillante nei suoi negozi di gioielli e delle notti d’estate quando nei ristoranti veniva chiamata la cantante del momento e, se aveva successo, le venivano gettate ai piedi, in segno d’onore, fragili piatti lasciati ai tavoli a questo scopo. La città si è allargata e ha coperto le sue colline di belle ville nascoste dal verde rigoglioso della Grecia, e più avanti di quartieri di larghe strade e case moderne. Il turista non si accorge che un negozio su tre è chiuso per la stretta economica che ha appena iniziato a dare pesanti colpi a tutto il popolo greco. I sacrifici richiesti dall’Europa ancora non si notano quando si viaggia in un paese costruito da una storia dove i fatti reali si intrecciano con la mitologia e si guarda a un passato glorioso, pur da tanto tempo sparito. Al di sopra di ogni cosa il Partenone offre ancora la sua dignitosa grandezza anche se ha colonne dimezzate e dagli architravi mancano le splendide metope, che offrono la loro bellezza in un museo di Londra. Ad Atene sono esposti i loro calchi in gesso e ci si chiede cosa di questa atmosfera luminosa e antica si possa comprendere in una città del nord dove il sole è avaro. Il governo greco aveva proposto all’Inghilterra di accettare qui un terreno dove tenere le metope, pur restando di proprietà inglese. Ma allora quale scambio di cose avverrebbe se ogni paese dovesse restituire ciò che ha ottenuto attraverso le guerre, le rapine, gli acquisti in tutto il mondo! E con questo meditare mi avvicinai alla sede della Fondazione Karamanlis dove era in atto un simposio internazionale per ricordare i fondatori dell’Europa Unita. Si è parlato di Schuman, Adenauer, De Gasperi, Spaak, de Gaulle e naturalmente di Karamanlis. Ogni personaggio e le sue opere per una integrazione possibile dei popoli europei è stato descritto da rappresentanti di ogni nazione. Incontrarsi in questo Paese che ci ha insegnato cosa è la democrazia e la libertà, cosa è la cultura, la filosofia, l’arte, la dialettica, sembrò essere giusto e responsabile restituire in termine di aiuti economici ciò che da esso abbiamo tutti ricevuto. Quasi la storia di secoli ci chiedesse di non dimenticare. Educare oggi alla verità, alla libertà, alla giustizia, a riconoscere la propria dignità è il compito che questi uomini di grande fede nel futuro ci hanno lasciato da offrire al mondo giovane. Testimoni capaci di vedere lontano e di mettere in atto nella loro vita i principi di solidarietà, di condivisione, di fiducia, di giustizia. Che il tema della pace rientri nella capacità di costruire intese e dialogo di fronte alle difficoltà di ogni giorno e soprattutto si riprenda a coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero anche se comporta sacrificio.
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