Torna insieme la famiglia Scarlatti la «Dinasty» della musica italiana
domenica 13 gennaio 2008
E' una sorta di "saga familiare" quella che ci viene raccontata nel disco intitolato Polyphonic music by the Scarlatti family (pubblicato da Etcetera e distribuito da Sound and Music): uno spaccato di storia musicale del nostro Paese tra XVII e XVIII secolo, ricostruita appunto attraverso le pagine sacre di tre autori di fama europea legati tra loro da uno stretto vincolo di parentela. A partire dal rinomato Alessandro Scarlatti (1660-1725) " capostipite della grande scuola napoletana fiorita in pieno Settecento " e dall'altrettanto celebre figlio Domenico (1685-1757) " già maestro della Cappella Giulia in Vaticano e universalmente acclamato per la sua vasta produzione di Sonate per clavicembalo " per arrivare alla figura del meno conosciuto Francesco (1666-1641), fratello di Alessandro, le cui alterne vicende lo portarono dapprima a cercare fortuna a Milano e presso la corte imperiale di Vienna, per poi trasferirsi infine a Londra e quindi a Dublino, dove morì in condizioni disagiate.
Guidato da Florian Heyerick, il gruppo Ex Tempore mette qui a disposizione sia le forze vocali (con una compagine corale a quattro parti all'interno della quale vengono via via prescelti i cantanti per gli interventi solistici) che quelle strumentali (violino, viola, violoncello e organo) per affrontare l'estrema varietà stilistica e formale di un progetto discografico che trova il proprio asse portante nel solenne Magnificat e nella sorprendente Missa quatuor vocum di Domenico (opera di incerta datazione conservata in un manoscritto custodito presso il Palazzo Reale di Madrid), al fianco di un rigoglioso Salve Regina di Alessandro (tratto dai Concerti sacri op. 2 pubblicati ad Amsterdam nel 1708) e al contemplativo Miserere che Francesco aveva scritto come biglietto da visita per l'ammissione alla Cappella musicale di Carlo VI d'Asburgo.
Opere che si abbeverano alla sobrietà dello "stylus antiquus" e al magistero contrappuntistico radicato nella più profonda tradizione palestriniana, ma che presentano frequenti quanto discrete aperture verso istanze compositive prettamente barocche, soprattutto nella ricerca di una finissima "espressione degli affetti", tra richiami di austera spiritualità e spunti di intensa teatralità.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: