venerdì 10 luglio 2009
Ieri sull'enciclica "Il Riformista" (p. 8) titola su «politici retti e giornalisti intelligenti». Leggo varie pagine che solevano molti dubbi sull'intelligenza dei giornalisti. Poco intelligente su "Libero" (8/7, p. 18) titolare che «Ratzinger seppellisce la parola solidarietà» perché nel testo predomina la «fraternità». Infatti, se scrive un Papa, questa suppone sempre un unico «Padre» e così non solo non seppellisce la solidarietà, ma la rende universale. Il giorno prima su "Repubblica" ("Lettere" ad Augias, p. 30: «I dubbi sui resti di Paolo di Tarso») non «intelligente» un lettore obietta che il metodo del Carbonio 14, messo in dubbio a proposito della Sindone ora su San Paolo viene preso sul serio, poi nomina di suo «Abate di San Paolo», titolo in realtà riservato ai Benedettini, il cardinale Montezemolo e lo accusa di «menzogna» perché di recente interrogato dai «giornalisti» rispose che non aveva notizia di indagini sulla tomba. E Augias? Non ricorda che nel caso della Sindone il dubbio non fu sul metodo del C14, ma sul risultato, che non teneva conto delle tante peripezie del tessuto in 20 secoli, e va dritto per la sua strada. Estrae infatti dal consueto frigo il prof. Cacitti per il quale «non si sa bene, storicamente, dove sia morto Paolo, se a Roma o in Iberia», e vuole attribuire tutto, compresa l'«ipotesi audace» sui resti di Paolo, alla «frettolosità della Chiesa attuale» che «desidera offrire ai fedeli nuove prove di fede». Che dire? Che «la fede» non c'entra niente con «l'ipotesi audace», e quindi in pagina il brodo della solita laica gallina non è né buono né «intelligente».
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