giovedì 17 marzo 2022
Niente è più complesso della “complessità”. La parola irrompe sui quotidiani e può essere un trucchetto malsano per complicare le cose semplici in stile Ucas, il celebre Ufficio Complicazione Affari Semplici; oppure un sanissimo richiamo a non banalizzare la vita. Complessa potrebbe essere la spiegazione di una singolare coincidenza, due articoli che prendono di mira chi, appellandosi alla complessità, di fatto giustifica tutto (Putin per primo) e due titoli (quasi) identici: «La situazione è più complessa» (Massimo Gramellini, “Corriere”, 15/3) e «“La questione è più complessa”. Come stare con don Rodrigo e non con Renzo» (Nando Dalla Chiesa, “Fatto”, 14/3). Singolare coincidenza? Il primo si è (liberamente) ispirato al secondo, uscito 24 ore prima? In entrambi ricorre Manzoni; ma Dalla Chiesa è più drastico, cita perfino i delitti della mafia che gli uccise il padre: «Di chi è stata la colpa? Davvero della mafia o non piuttosto di uno Stato indisposto a riconoscere la legittimità di un potere antico che lo superava in consensi (eccetera)». Ragionamento paradossale, abbastanza complesso. Al contrario della conclusione lineare assai: «La complessità codarda avanza interrogando e sfidando l'intelligenza dei semplici». Gramellini non è molto distante: «Chi vuole cercarlo, troverà sempre un qualcosa avvenuto “prima” della violenza che contribuisce a spiegarla, se non a giustificarla». Ben altra è la “complessità” dello spettacolo teatrale “Gli altri” di Nicola Borghesi, di cui scrive Laura Zangarini sul “Corriere” (15/3). Odio e odiatori sono il frutto marcio di «un vuoto che contiene la rinuncia alla complessità, la ricerca spasmodica di risposte semplici in un mondo sempre più complesso». Per non dire di Avi Loeb, astrofisico in dialogo con Fabio Sindici sulla “Stampa” (15/3), titolo: «L'intelligenza è aliena». Noi soli nell'universo? «La realtà è molto più complessa». Come ammonisce Amleto: «Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio...».
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