martedì 15 ottobre 2019
Malumori esibiti: ieri ("Nazione", "Carlino" e "Giorno", p. 11) un titolo interrogativo: «Ma la Chiesa parla di Dio?». Si dà conto di un sondaggio su tanti temi diversi da cui il direttore Michele Brambilla prende spunto per una riflessione in chiave tutta polemica con "la Chiesa" di questi tempi. Il ragionamento parte bene, ma poi pecca decisamente di una generalizzazione («dai pulpiti si parla di morale e non di Dio o Gesù Cristo») piuttosto gratuita e liquidatoria. Verrebbe da replicare con un'altra domanda: ma il direttore che Messe frequenta?
Altro titolaccio recente (8/10, p. 1 e int): «La Chiesa non può ridursi ad essere la guardia forestale del pianeta». Caspita! Firma di collega noto e incontrato anche come intellettuale, ma visto l'esito al momento di scrivere il suo era un "Intelletto separato" dalla realtà, come sostenevano gli averroisti del Medio Evo cui san Tommaso dedicò il suo "De Unitate intellectus" che concludeva chiamandoli a confronto "direttamente, e non negli angoletti e davanti ai piccoli", qui nel senso di lettori implumi e "rudi" come quelli catechizzati da sant'Agostino. Triste e recente metamorfosi! Altro titolaccio, sempre 6/10 (p. 14) stavolta su "Repubblica": «Il Papa contro i vescovi Usa»! In realtà come giustamente si legge nel servizio di Paolo Rodari non si tratta dei "vescovi Usa", ma come correttamente riporta anche "La Stampa" (5/10, p. 19) dei "conservatori Usa". Una bella differenza, vero? Nel primo caso un Papa contro i confratelli vescovi di un intero Paese, e nel secondo una realtà oggi ovvia per tutti, vista fin dall'inizio l'innovatività del pontificato attuale e insieme – posto che "si legga" e si ragioni con onestà – con la sua fedeltà a Vangelo e Concilio che lo Spirito Santo ha donato ai nostri tempi difficili. E già, ma non è il caso di stupirci: la separazione degli "intelletti", quando si tratta degli interessi dei potenti di questo mondo è, non solo in pagina, una delle piaghe dei giorni nostri…
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